Addio Vincenzo Beni, partigiano e storico protagonista delle lotte operaie

Grumello del Monte Ex dirigente Anpi, aveva 96 anni. L’ultimo saluto martedì 3 maggio alle 11 a Palosco. «Se sono diventato comunista, lo devo alla Resistenza. E quello stato d’animo lo sento ancora», diceva.

Vincenzo Beni, protagonista della Resistenza e delle lotte operaie, si è spento sabato scorso all’età di 96 anni nella Casa di riposo Piatti-Venanzi a Palosco. La camera ardente è stata allestita nella Casa di riposo in via Santa Maria Elisabetta 36. Oggi alle 11 il saluto dei dirigenti dell’Anpi provinciale e nel pomeriggio la salma partirà per la cremazione. «Se sono diventato comunista, lo devo alla Resistenza. Se sono diventato sindacalista, anche questo lo devo alla Resistenza. E quello stato d’animo lo sento ancora». Con quelle frasi, Beni -uno degli ultimi partigiani bergamaschi, componente della presidenza onoraria dell’Anpi provinciale- nato a Grumello del Monte e vissuto a Bergamo - chiariva lo spirito di appartenenza a quell’esperienza umana che è stata la Resistenza.

L’impegno per i diritti dei lavoratori

Beni proveniva da una famiglia di mezzadri e ci teneva a specificare l’anno di nascita, il 1926, un periodo della storia d’Italia che avrebbe pesato sulle sue scelte di vita: dall’antifascismo al movimento operaio e contadino, alle lotte per la libertà e i diritti del lavoro. Non ancora 19enne, abbandonò la casa paterna e si unì ai patrioti che si opponevano al richiamo alle armi voluto dalla Rsi. Nei primi mesi del 1945 partecipò con la 56a Brigata Garibaldi all’insurrezione proclamata dal Comitato di liberazione nazionale. Dopo la guerra si dedicò all’organizzazione sindacale dei contadini nella provincia di Bergamo e aderì attivamente al Partito comunista italiano.

Il duro confronto con il patronato negli Anni Cinquanta

Una militanza, questa, particolarmente dura nella realtà bergamasca. Dal 1948 al 1973, Beni fu segretario della Federmezzadri e dal 1954 al 1984, segretario della Federbraccianti. Il 12 maggio 1960 fu uno dei 14 antifascisti partigiani che firmano per la costituzione della Cooperativa Dante Paci e Ferruccio Dell’Orto. «La scelta ideale compiuta nella Resistenza - dice il presidente di Anpi Val Calepio -Val Cavallina, Tiziano Belotti - lo portò a percorrere la difficile strada del riscatto del lavoro che per lui, figlio di un mezzadro di Grumello del Monte, fu particolarmente dolorosa, anche per le resistenze che incontrò in famiglia e nell’ambiente sociale in cui si scontava, ancora negli anni ’50, il potere del padronato agrario e la debolezza dei lavoratori della terra».

© RIPRODUZIONE RISERVATA