Grumello, imprenditore ucciso in casa con un colpo alla testa: è giallo

Omicidio Anselmo Campa trovato mercoledì sera. I locali a soqquadro: lite, vendetta o furto finito male?

«Ci vediamo dopo per la partita: mi raccomando, tutti qui». Alle 17,30 di martedì 19 aprile Anselmo Campa, imprenditore di 56 anni, ha salutato con queste parole gli amici del bar Circolino di Grumello e se n’è andato. Ma alla sera non si è presentato per vedere con loro la semifinale di Coppa Italia tra Inter e Milan.

Gli amici lo hanno chiamato al telefono, che suonava a vuoto. Quasi sicuramente era già morto: ammazzato con un colpo alla testa nel soggiorno del suo appartamento, al secondo piano della palazzina dove viveva, da alcuni mesi da solo, al 56 di via Nembrini, sempre a Grumello, zona stazione. Lì, riverso a terra in una pozza si sangue e con una profonda ferita alla testa, lo hanno ritrovato 24 ore più tardi, attorno alle 21 di mercoledì, gli stessi amici.

Preoccupati perché per tutto il giorno l’amico non si era visto al bar - che frequentava quotidianamente - e non rispondeva a nessuna telefonata, in quattro si sono presentati a casa sua: la porta era chiusa, ma non a chiave (si erano comunque procurati una copia delle chiavi dalla moglie di uno di loro, che faceva le pulizie proprio a casa di Campa). Una volta aperta la porta, uno di loro è entrato, ha visto l’amico a terra, ha fatto marcia indietro e ha chiamato il 112. All’appartamento sono arrivati i carabinieri della stazione di Grumello e della compagnia di Bergamo, insieme ai loro colleghi della scientifica e al sostituto procuratore Maria Esposito, che ha aperto un fascicolo per omicidio aggravato. Fino a ieri sera nessuno risultava indagato.

L’appartamento (ora sotto sequestro) era a soqquadro, con alcuni cassetti aperti

L’appartamento (ora sotto sequestro) era a soqquadro, con alcuni cassetti aperti: non è ancora chiaro se manchi qualcosa, né con quale oggetto contundente Anselmo Campa sia stato colpito mortalmente alla testa. Già mercoledì sera, ma poi anche ieri mattina, i carabinieri hanno cercato l’arma del delitto pure nei cespugli e nelle aiuole attorno alla palazzina di tre piani, davanti alla quale è rimasta parcheggiata la Range Rover Velar dell’imprenditore, che deteneva la quota di maggioranza della «T.T.G. Srl» di Cologne, ditta del Bresciano specializzata in finiture di metallo, mentre la sorella Donatella e il marito il resto delle quote societarie della ditta.

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Da diversi mesi Campa aveva lasciato la gestione diretta dell’azienda - dove lavorano una quindicina di dipendenti, tra cui due suoi nipoti e dove per un certo periodo aveva lavorato anche la figlia maggiore - e proprio in questi giorni avrebbe dovuto formalizzare la cessione delle sue quote dopo l’iter legale per la conclusione degli atti.

Campa si era sposato e separato due volte e aveva due figlie, Federica di 21 anni e una dodicenne, avute dalla seconda moglie, Sara Belotti. Da tre anni la coppia non viveva più insieme e attualmente nell’ex casa coniugale di via Nembrini abitava proprio Campa, con la figlia maggiore che da qualche settimana si trova però per lavoro in Egitto. Lasciata la gestione diretta dell’azienda, l’imprenditore – descritto come umile e riservato da chi lo conosceva – conduceva una vita tranquilla, tra gli amici e il bar.

Il luogo dell’omicidio di Grumello del Monte

Chi può aver dunque voluto la sua morte e averlo ucciso in maniera così violenta? Gli inquirenti lasciano aperte tutte le piste, anche se ieri in un comunicato i carabinieri hanno riferito di non escludere la pista dell’aggressione avvenuta al culmine di un «furto in casa finito male», evidenziando nel contempo anche che «allo stato non vi sono piste privilegiate da seguire e approfondire». Dunque chi ha ucciso Campa e perché? È stato aggredito durante un furto, nella sua abitazione, che non è certo sfarzosa? Oppure l’omicidio è avvenuto al culmine di una lite con qualcuno che conosceva? O, ancora, è stata una vendetta orchestrata nei suoi confronti per un motivo specifico? Sono stati sentiti, come da prassi in questi casi, tutti i familiari e i conoscenti, ma al vaglio degli inquirenti ci sono anche le telecamere della videosorveglianza comunale, che potrebbero aver ripreso chi ha raggiunto, martedì sera, la palazzina dove viveva Campa. Che ha aperto al suo assassino – gli inquirenti ritengono non sia un professionista -, visto che la porta di casa non è stata scassinata.

«Allo stato non vi sono piste privilegiate da seguire e approfondire»

Le porte dell’androne della palazzina, invece, sia quella anteriore sia quella sul retro, sono sempre aperte. E i vicini non hanno sentito rumori né movimenti sospetti. Ora si attende l’autopsia per avere qualche dettaglio in più sulle circostanze della morte di Anselmo Campa.

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