Molotov contro la villa dell’imprenditore indagato per le fatture

CHIUDUNO. Il raid venerdì sera: lievi danni all’abitazione. Caccia all’incappucciato fuggito a piedi. L’ipotesi: gesto intimidatorio maturato nell’ambiente delle frodi al fisco.

Che sia un atto intimidatorio è fuor di dubbio, secondo gli inquirenti. Con la bottiglia molotov l’incappucciato che venerdì sera si è presentato davanti alla villa di F. B., 68 anni, imprenditore invischiato in un’inchiesta di fatture false del pm Antonio Pansa, ha lanciato anche un avvertimento. Quale, per ora agli investigatori non è noto. Il destinatario dell’ordigno incendiario ha assicurato di non avere sospetti, ma i carabinieri di Grumello stanno scandagliando il passato giudiziario del 68enne, nei mesi scorsi finito in un’inchiesta su fatture emesse per operazioni inesistenti che vede coinvolte altre persone.

Il raid

Sono le 23 di venerdì 6 dicembre, quando un bagliore squarcia il buio di via Montanari a Chiuduno. Una molotov è appena stata lanciata contro la facciata della villa singola in cui F. B. vive con la moglie. Lui in quel momento è fuori, lei pure. In casa non c’è nessuno e forse l’uomo che ha scagliato l’ordigno lo sa. La bottiglia incendiaria provoca danni lievi alla facciata dell’abitazione. Ma probabilmente non è l’entità del danneggiamento a interessare chi ha lanciato (o fatto lanciare) la molotov. Chi indaga è convinto, infatti, che il fine del raid incendiario sia l’intimidazione.

L’incappucciato riesce ad allontanarsi senza troppa fretta, a piedi così come era giunto, dileguandosi nel buio. È il padrone di casa, una volta rientrato, a dare l’allarme. Il giorno seguente sporgerà denuncia, uno dei primi atti a finire nel fascicolo aperto contro ignoti per danneggiamento dal pm Guido Schininà.

Telecamere al vaglio

L’incipit delle indagini è l’analisi delle immagini delle telecamere del circuito di sorveglianza comunale e quelle di alcune abitazioni della zona, per capire quale direzione abbia preso il misterioso attentatore e casomai risalire alla sua auto. Vengono analizzati anche i filmati dei giorni precedenti, a caccia di mezzi o passanti sospetti, nell’evenienza - tutt’altro che remota - che il malvivente abbia compiuto un sopralluogo prima del raid di venerdì sera.

Uno scherzo di cattivo gusto è ipotesi da subito scartata, così come lo sbaglio di persona. Atto intimidatorio, la pista che da subito è stata imboccata. Già, ma per che cosa? Presunti motivi sentimentali non reggono al vaglio logico né a quello fattuale, così come liti di vicinato o per altri banali motivi. Resta da vivisezionare quell’inchiesta su fatture per operazioni inesistenti in cui F. B. risulta indagato (fino al terzo grado di giudizio va comunque ritenuto presunto innocente). Solita roba di milioni di euro sottratti al fisco, altra storia da travet del crimine dove generalmente scorre poca adrenalina. Ma stavolta, forse, qualcuno s’è innervosito.

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