Siccità, riserve di neve a zero e Scipione in arrivo: «Intervenire subito»

Siccità Coldiretti, appello ai gestori dei bacini montani. Ma Legambiente Lombardia: «Situazione critica anche per loro, clima cambiato, l’acqua non è più illimitata».

Non c’è più neve sulle montagne lombarde: a dirlo è il bollettino delle riserve idriche, pubblicato da Arpa Lombardia, da cui risulta che l’acqua disponibile sotto forma di manto nevoso è pari ormai a quantità insignificanti tanto da essere parificate a «zero» metri cubi. Impressionante la differenza con la media di questo periodo dell’anno (di solito 738 milioni di metri cubi) e anche con il minimo (204 milioni di metri cubi) registrato fra il 2006 e il 2020. Diretta conseguenza è che per tutta estate si scioglieranno i ghiacciai, accelerando ulteriormente i processi di cambiamento climatico dell’area alpina. Nonostante le piogge degli ultimi giorni, i livelli dei laghi rimangono più bassi del solito: ieri il lago di Iseo era a 31 centimetri sopra lo zero idrometrico, molto lontano dai 95 centimetri mediamente registrati al 15 giugno.

Coldiretti: rilasciare acqua da invasi montani

Pesanti le conseguenze sull’agricoltura: Coldiretti Lombardia è fortemente preoccupata per la riduzione della resa nelle coltivazioni di orzo, frumento, foraggio e mais. «Nei campi – sottolinea Paolo Carra, vicepresidente di Coldiretti Lombardia – manca l’acqua necessaria ad irrigare le coltivazioni che si trovano in una situazione di stress idrico che mette a rischio le produzioni, in un 2022 segnato fino ad ora da precipitazioni praticamente dimezzate».

«Con l’arrivo di Scipione, l’anticiclone subtropicale che nei prossimi giorni farà impennare i termometri, la situazione diventerà ancora più difficile»

Coldiretti invita i gestori dei principali invasi idroelettrici a «rilasciare l’acqua dagli invasi montani indipendentemente dalle dinamiche della produzione di energia». Il rilascio deve essere immediato perché, conclude Coldiretti Lombardia «con l’arrivo di Scipione, l’anticiclone subtropicale che nei prossimi giorni farà impennare i termometri, la situazione diventerà ancora più difficile».

Legambiente: introdurre tecniche irrigue più efficienti

Non la pensa così Legambiente Lombardia, che ieri ha diffuso una nota per affrontare tutti gli aspetti della grave siccità. «Inutile fare troppo affidamento sulle acque dei bacini idroelettrici montani – sostengono i tecnici dell’associazione ambientalista – perché anche loro sono ben al di sotto della loro capacità. I rilasci vanno gestiti con grande attenzione, perché siccità e caldo potrebbero presto rendere critica l’alimentazione della rete elettrica, considerando anche che le centrali termoelettriche hanno bisogno di tanta acqua per il raffreddamento, e che nei fiumi da cui la prelevano ce n’è sempre meno».

«Occorre fare ogni sforzo per limitare i danni all’agricoltura, ma come ripetiamo da anni il problema vero non è la scarsità di acqua, ma il fatto che ne utilizziamo troppa in un quadro climatico ormai cambiato»

Questo perché secondo i dati della rete di centraline del Centro Meteo Lombardo, in oltre metà delle località di pianura dotate di pluviometri, quest’anno non si sono raggiunti nemmeno i 150 millimetri di precipitazioni, ovvero meno di un terzo delle piogge cumulate che normalmente cadono tra gennaio e giugno. Ciò che è più grave, secondo Legambiente Lombardia, è «l’assenza di rifornimento dai bacini alpini, che in questo periodo dovrebbero beneficiare ancora delle acque del disgelo: la neve quest’anno è invece da tempo scomparsa anche alle quote più alte». «Al punto in cui siamo – dichiara Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia – occorre fare ogni sforzo per limitare i danni all’agricoltura, ma come ripetiamo da anni il problema vero non è la scarsità di acqua, ma il fatto che ne utilizziamo troppa in un quadro climatico ormai cambiato. Da sempre la nostra è la regione italiana di gran lunga più dotata di riserve idriche, ma da due decenni queste riserve non sono più una garanzia di disponibilità illimitata. Occorre introdurre tecniche irrigue più efficienti, e anche modificare gli ordinamenti colturali, diversificando le colture oggi dominate dalle due specie in assoluto più esigenti in termini irrigui, il riso e il mais».

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