Crollo delle nascite in alta Val Brembana: Ornica fermo al 2014

DEMOGRAFIA. Da gennaio a novembre 24 nati, i decessi 95. Dieci paesi senza bebè. «Va tolta l’Irpef a chi abita qui».

Alta Val Brembana

La «forbice» tra nascite e decessi pare allargarsi sempre più: i nati ormai sono solo un quarto dei morti, il tasso di natalità sotto il 4 per mille (in Lombardia è oltre il 6 per mille). I numeri dei primi 11 mesi di questo 2025 sono purtroppo lo specchio di un processo in atto da tempo e che forse sta accelerando. Difficile dire se sarà senza ritorno. Da gennaio a novembre di quest’anno i 20 comuni dell’alta Valle Brembana hanno registrato solo 24 nascite, contro 95 decessi. Peraltro, non tutte le famiglie che hanno avuto bambini hanno deciso di restare in valle: abitano altrove.

I paesi senza nascite

La metà dei paesi, poi, non ha avuto, almeno fino a novembre, nessuna nascita: sono Cusio, Valleve, Foppolo, Lenna, Valnegra, Valtorta, Cassiglio, Isola di Fondra, Carona e Ornica.

Numeri sconfortanti per quella che è anche l’area con un’identità forte e più estesa della nostra provincia, ma dove lo spopolamento non si ferma. Non solo nei paesi più a monte, come Ornica o Foppolo, che non hanno nascite da anni. In difficoltà anche Piazza Brembana o Lenna (dove c’è l’area industriale più ricca) che un tempo facevano da primo argine: il primo paese ha avuto solo 8 nati contro 17 decessi, il secondo nessun nato e dieci morti.

Manca ancora un mese, è vero, al bilancio finale del 2025 ma la situazione non dovrebbe discostarsi di molto. In tutto il 2024 le nascite furono 34 (111 i decessi), nel 2023 furono 38 (101 i decessi) e ancora prima, nel 2021 i bebè 37 e i morti 92. Il trend, quindi, sembra in continua discesa, anche in rapporto ai decessi. Ancora presto anche per un bilancio demografico, che tenga conto di immigrazioni ed emigrazioni: negli ultimi anni l’alta valle è sembrata attrattiva per coppie di pensionati alla ricerca di tranquillità, ma anche per qualche giovane «fuggito» dalla città e con la possibilità magari di un lavoro in smart working.

Nei venti comuni dell’Alto Brembo la popolazione, nel 2024, era passata da 6.441 unità a 6.381, riducendo le perdite dovute al bilancio nati-morti in negativo, con chi aveva scelto di venire ad abitare in valle. Ma la perdita di abitanti, se confrontata al lontano passato, è altissima: un paese come Ornica, in Val Stabina, contava 531 abitanti al censimento del 1951, poi il progressivo calo fino ai 128 dello scorso 31 dicembre: l’ultimo bambino è nato nel giugno 2014.

Popolazione dimezzata

L’alta Valle Brembana contava 11.523 residenti al censimento del 1951, ancora diecimila negli anni Sessanta. «I dati confermano una situazione che appare insanabile e che di questo passo porterà al definitivo spopolamento dell’alta Valle entro la metà del secolo - è il commento di Tarcisio Bottani di San Giovanni Bianco, presidente del Centro storico culturale della Valle Brembana, autore di svariati volumi proprio sulla storia dei paesi dell’alto Brembo -. Gli indici di vecchiaia mostrano che gli anziani sono la stragrande maggioranza dei residenti, le coppie giovani se ne vanno e le poche che restano non fanno figli».

«Un tempo ogni paese aveva la sua scuola elementare e anche l’asilo, ora sono soppressi quasi ovunque - continua Bottani -. La scuola media di Olmo al Brembo nel 1980 era frequentata da 238 alunni, ora sono 33. Ogni parrocchia aveva il suo parroco, oggi ci sono sei o sette sacerdoti in tutto; gli uffici postali sono ormai quasi del tutto scomparsi. Resistono gli uffici comunali, ma fino a quando?».

Gli antidoti allo spopolamento

«Da anni le istituzioni locali si affannano a trovare antidoti allo spopolamento, ma con scarsi risultati - prosegue il presidente del Centro storico culturale -. L’industrializzazione massiccia della piana di Lenna ha solo frenato l’esodo. Lo stesso vale per le iniziative locali: sappiamo quanto ha fatto per Valtorta il sindaco Piero Busi, eppure il suo paese è tra quelli che si sono spopolati di più. L’incentivazione della zootecnia tramite la valorizzazione del prodotto caseario tipico ha dato risultati positivi, ma di ridotta portata economica; lo stesso vale per il settore turistico, estivo e invernale e quello connesso con l’offerta culturale.

Alcune iniziative di interesse sovracomunale, come quelle promosse da Altobrembo e dal progetto “Le Terre dei Baschenis” sono importanti, ma da sole non bastano. Sarebbero necessari interventi radicali e del tutto nuovi, ancorché onerosi: si potrebbe istituire una zona franca, con l’abolizione delle imposte fiscali sul commercio dei prodotti locali; andrebbero incentivati gli investimenti per le attività produttive con l’erogazione di contributi a fondo perduto e mutui agevolati e l’esenzione fiscale e contributiva per i dipendenti».

«I residenti effettivi (non quelli fittizi) continua Bottani - dovrebbero essere esentati dall’Irpef e dalle imposte sulle utenze e si dovrebbero mettere a disposizione a titolo gratuito le abitazioni per le giovani coppie che intendono fissare la residenza in paese». «E infine si potrebbe far conoscere e rendere attraente l’alta Valle mediante apposite campagne promozionali, presentandola come il luogo ideale per abitarci, sinonimo di libertà, benessere e svago. Ma forse, questa, è la lista dei sogni», conclude.

© RIPRODUZIONE RISERVATA