La beffa del Fondo di solidarietà, via 5 milioni a 27 piccoli Comuni

BILANCI. Ancora una volta penalizzati i paesi montani con tante seconde case, che si vedono sottrarre parte del gettito Imu. «Ma quei soldi servono per i servizi a villeggianti e residenti». L’approfondimento su L’Eco in edicola domenica 26 novembre.

Il concetto suona un po’ alla Robin Hood: togliere ai ricchi per dare ai poveri. Solo che i ricchi non lo sono davvero. Anzi, hanno fortemente bisogno di quello che gli viene tolto per strade, accoglienza, servizi. Il dipartimento per gli Affari interni e territoriali del ministero dell’Interno nei giorni scorsi ha pubblicato i dati per il calcolo del Fondo di solidarietà comunale (Fsc), utili alla predisposizione dei Bilanci comunali del 2024. E ancora una volta, quello che dovrebbe essere un meccanismo introdotto per garantire l’equa distribuzione delle risorse, essendo alimentato con una quota del gettito Imu di spettanza dei Comuni, va a pesare sui paesi di montagna, turistici e spesso piccoli. Dove si trova sì il maggior numero di seconde case, ma dove i soldi incassati servirebbero per potenziare i servizi a favore dei turisti, ma anche di chi in quei paesi ci abita. Sono paesi che magari non arrivano nemmeno a mille abitanti, ma che in inverno e in estate ne raggiungono anche 20.000.

I Comuni

In Bergamasca sono 27 i Comuni a dover dare, mentre gli altri, al contrario, riceveranno. Sono Aviatico, Branzi, Carona, Castione della Presolana, Clusone, Colzate, Cornalba, Costa Serina, Foppolo, Foresto Sparso, Fuipiano, Gromo, Leffe, Mezzoldo, Oltre il Colle, Piazzatorre, Ranzanico, Roncobello, Roncola, Schilpario, Selvino, Serina, Solto Collina, Songavazzo, Taleggio, Valbondione e Valleve. Chi più, chi meno, in tutto verseranno nel Fondo di solidarietà comunale 5.182.156 euro. Con alcuni Comuni che dovranno versare anche più di un milione di euro, come Castione della Presolana, che si vedrà prelevare 1.605.669 euro. Oppure Selvino, un paese di circa 2.000 abitanti, gli stessi di Solza, nell’Isola, e che si trova però a rispondere alle esigenze turistiche di 20.000 persone, come quelle di Romano di Lombardia, nella Bassa. Solza e Romano, che però non sono turistici e di seconde case ne hanno poche se non nessuna, non dovranno versare nulla, ma invece riceveranno rispettivamente 297.196 e 1.494.344 euro.

«Il concetto della perequazione è giusto ed è previsto anche dalla nostra Costituzione, ma così com’è strutturato per alcuni enti diventa insostenibile»

«Nelle zone montane dove si concentra la maggior parte dei piccoli Comuni – spiega Alberto Mazzoleni, vice presidente Uncem, l’Unione nazionale Comuni Comunità Enti montani e già presidente della Comunità Montana Valle Brembana oltre che ex sindaco di Taleggio – vengono tolte cifre significative che, se da un lato creano maggiore perequazione all’interno delle aree marginali, non tengono conto delle spese che più di altri questi Comuni turistici devono sostenere per mantenere efficienti i servizi. Spesso sono Comuni che si trovano a dover dare risposte velocemente. Il concetto della perequazione è giusto ed è previsto anche dalla nostra Costituzione, ma così com’è strutturato per alcuni enti diventa insostenibile. Se porti via, come nel caso di Foppolo, 278.000 euro, precludi la possibilità di garantire certi servizi alla popolazione. Non sono soldi che avanzano. Sono soldi versati dai villeggianti attraverso l’Imu sulle seconde case, ma che occorrono per garantire quei servizi». Ma il calcolo del Fondo in realtà è molto più complesso e vi contribuiscono anche altre voci. L’Uncem ogni anno, in fase di approvazione della legge di Bilancio, presenta emendamenti che però sono finora caduti nel nulla: «La perequazione dovrebbe essere fatta per mantenere i livelli essenziali – continua Mazzoleni – non gli eccessi, a sacrificio di tutti. Ma la scelta è in mano ai tecnici ed è difficile cambiare».

Il panorama nazionale

A livello nazionale sono circa duemila i Comuni che versano, a fronte dei 4.700 che ricevono. Di questi, il 95% dei Comuni del Sud riceve, così come l’80% del Centro Italia e solo uno su due al Nord. «È vero che spesso a dover versare sono Comuni che hanno la necessità d’investire non solo sui fabbisogni standard, ma anche sullo sviluppo territoriale e turistico – interviene il sindaco di Azzano San Paolo e vice presidente Anci, Lucio De Luca –. I turisti che arrivano hanno sicuramente bisogno di servizi diversi da quelli di base. Quindi è comprensibile il disappunto di questi Comuni, ma non dovrebbe essere questo il meccanismo per garantire i fondi necessari. Ci sono risorse destinate allo sviluppo delle aree interne e turistiche. È assolutamente vero che perdono parte del gettito, ma starebbe alle politiche nazionali, regionali e provinciali fornire le risorse necessarie allo sviluppo delle progettualità territoriali, comprese quelle turistiche».

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