La scoperta: villaggio minerario di epoca longobarda vicino al lago del Diavolo

CARONA. Gli scavi del museo archeologico di Bergamo hanno portato alla luce una fucina del VII secolo. La zona, ora terra di alpeggi, era molto frequentata. Leggi di più su L’Eco di Bergamo di venerdì 4 agosto.

Ancora non è possibile comprendere a fondo le dinamiche sugli spostamenti delle popolazioni che più di duemila anni fa transitarono dalla Val Camisana, a Carona. Ma è certo che lassù, tra i 1.700 e i 2.000 metri, tra i Piani di Sasso e il lago del Diavolo, dal 690 dopo Cristo e fino al 1400 c’è stato un gran via vai.

Gli scavi

Gli scavi promossi ogni estate dal civico museo archeologico di Bergamo per ricostruire un pezzo della storia locale anche quest’anno hanno portato alla luce nuovi reperti: «Abbiamo trovato un villaggio minerario dove in età longobarda si estraeva ferro – racconta Stefania Casini, direttore del museo del Comune di Bergamo, reduce dallo scavo durato tre settimane –. La novità è che abbiamo trovato due basso fuochi (un tipo di fornace, ndr) che servivano proprio per estrarre il minerale. Attendiamo i risultati della datazione al carbonio 14, ma possiamo dire che la fucina è del 690 d.C. Abbiamo ritrovato anche i muri di alcuni edifici, in particolare di una baita con una fossa che contiene, davanti all’ingresso, le ossa di un cervide o di un capride, sembra un rituale di fondazione, qualcosa che ancora dobbiamo approfondire».

La torre

Tra le scoperte dell’ultima campagna di scavi, anche i resti di una torre di epoca successiva: «In un altro punto del pianoro abbiamo trovato resti di edifici costruiti tra il 1200 e il 1400 d. C – continua Casini –. In quest’area c’è stata una frequentazione molto intensa e con diverse finalità, le attività metallurgiche sono terminate intorno all’anno 1000, ma c’è stata anche una frequentazione di tipo pastorale. I resti rimandano alla torre di Vione, nel Bresciano, pensiamo non fosse tanto usata per l’avvistamento, ma più per il controllo delle attività che si svolgevano lì. Ancora non siamo in grado di dire se gli abitanti vivessero questo insediamento stagionalmente o tutto l’anno».

Racconto pubblico

Gli scavi sono sostenuti e promossi dal Comune di Bergamo che ha in animo di raccontare tutto il lavoro svolto in quota: «Il museo è impegnato ormai da 15 anni nello studio di questi ritrovamenti di grande valore, particolarmente interessanti perché fanno capire come da quel luogo passassero popolazioni – commenta Nadia Ghisalberti, assessore alla Cultura di Palazzo Frizzoni –. L’anno della Capitale della Cultura credo sia la giusta occasione per raccontare pubblicamente gli affascinanti risultati della ricerca».

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