
Cronaca / Valle Brembana
Venerdì 17 Ottobre 2025
Lui ingegnere, lei infermiera: «Abbiamo aperto una panetteria a San Giovanni Bianco»
LA STORIA. La loro è una scelta di ritorno e di cura. Lui è stato per 27 anni ingegnere alla Smi, lei infermiera per tre decenni e quattro anni da coordinatrice all’ospedale di San Giovanni.

A San Giovanni Bianco, tra le mura di una casa del Cinquecento che profuma di storia e di farina, il pane torna a nascere. Sabato 18 ottobre Giovanni Milesi, 56 anni, e Veruska Paninforni, 51, aprono «Buono come il pane» dentro una dimora storica legata ai Raspis e che diede i natali a Carlo Ceresa. «Durante la ristrutturazione dei locali abbiamo ritrovato le mura descritte nell’atto in cui il padre del pittore acquistava la casa», racconta Giovanni. La loro è una scelta di ritorno e di cura. Lui è stato per 27 anni ingegnere alla Smi, lei infermiera per tre decenni e quattro anni da coordinatrice all’ospedale di San Giovanni.
«Abbiamo condiviso la decisione», dice Veruska. «Volevamo qualcosa di nostro, fatto con le mani. Il laboratorio è piccolo: pochi macchinari, quasi tutto a mano». Un gesto antico che riprende una linea familiare interrotta. «Il bisnonno Luigi iniziò nel 1890, poi mio nonno
Egildo e mio padre Lino: l’attività si fermò nel 2001», ricorda Milesi. «Quando, lo scorso anno, è mancata mia madre Ambrogia, abbiamo capito che era tempo di riaccendere il forno». Il loro pane nasce da farine di pregio e da lievitazioni lente, fino a venti ore. «Non puntiamo sulla quantità ma sulla rusticità», spiega Giovanni. «Abbiamo messo a punto ricette della tradizione italiana fino a qualche incursione austriaca». E Veruska aggiunge: «Panifico da anni per me e per i nostri figli. Vogliamo far sentire che le radici contano: il pane chiede lentezza, calore, luce. È il profumo che dovrebbe accoglierci quando ci si siede a tavola». Il ritmo sarà quello del paese: domani apertura tradizionale alle 8 con i biscotti pronti per chi passa a salutare. Da mercoledì a sabato 8-13,30 e 1719; domenica 8-12; lunedì chiuso; martedì mattina chiuso e apertura 17-19.
«Non inseguiremo la corsa: preferiamo il tempo giusto dell’impasto», dice Milesi. «E “Buono come il pane” è il nome perché crediamo nel valore semplice del pane, perché qui è un detto, quando una cosa è buona si dice appunto che è buona come il pane». C’è gratitudine nella loro voce. «Dietro ogni pagnotta ci sono le mani del contadino, primo nella filiera e ultimo nell’economia: a lui il nostro grazie», sottolinea Giovanni. E un pensiero lungo quanto l’umanità: «Mi piace ricordare le donne che per prime raccolsero le spighe e portarono nella capanna il primo pane. La civiltà nasce lì: quando capisci che con impegno e cura puoi creare alimento e sostenerti». «Vogliamo lasciare un’impronta ogni giorno alla gente», dice Veruska. «Tornare alle origini non è nostalgia: è un modo vero di andare avanti».
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