«Piove sulla Sacra Spina, una benedizione. E la chiesa gremita è il segno più bello»

San Giovanni Bianco. Il vescovo Mazza a conclusione della processione: sui nostri corpi un pezzo della Passione. L’applauso ai 33enni, in corteo, col Crocifisso di quattro metri. A migliaia per le celebrazioni e i fuochi della vigilia.

«Sia benedetta quest’acqua: è il segno più bello di questa festa. Il Signore ha ascoltato le nostre suppliche e, in questa processione, oltre alla partecipazione alle sofferenze di Cristo, ci ha donato anche l’acqua. Che ci purifica il corpo e l’anima e ci offre la gioia profonda di essere qui a celebrare la Sacra Spina. Come segno dell’amore infinito di Dio, manifestatosi nel suo figlio Gesù».

Monsignor Carlo Mazza, vescovo emerito di Fidenza, si rivolge ai fedeli che gremiscono la parrocchiale. Ha appena concluso la processione con la reliquia della Sacra Spina, lungo i ponti e le strade di San Giovanni Bianco. Un cammino sotto la pioggia, sferzato a tratti dal vento freddo. È stato il momento centrale della festa della Sacra Spina, tornata nella sua pienezza dopo quattro anni. Alle 15, all’uscita dalla chiesa, l’inizio della pioggia, sempre più forte. Per i fedeli di San Giovanni Bianco e della valle era un momento atteso da quattro anni: così, a migliaia, nonostante il maltempo, hanno preso parte al cammino di preghiera. Fradici i suonatori della banda musicali, gli appartenenti alle confraternite religiose arrivate da Bergamo, Sondrio e Cremona (Morbegno, Ardenno, Talamona, Bulgio, Bariano, Nembro, Clusone, Urgnano, Calcinate, Ardesio, Zandobbio, Foresto Sparso, Rota Imagna, Dossena e Oltre il Colle), tanti fedeli senza ombrello. In chiesa - per evitare danni dalla pioggia - rimangono solo il secolare baldacchino che in genere protegge la reliquia e gli stendardi antichi. Non rinunciano, invece, al cammino i trentatrenni che, come da tradizione, portano il Crocifisso in legno alto quattro metri e pesante tre quintali. Con loro anche le coetanee, con i segni della Passione (i dadi, i chiodi, la corona di spine, il martello). Ad essi è andato, al termine della processione, l’applauso di tutta la folla per aver affrontato ugualmente il cammino.

«Camminando su queste ginocchia sentivo veramente la Passione di Cristo, un pezzettino - dice monsignor Mazza -. La partecipazione effettiva, corporea, fisica della Passione, sul nostro corpo. Ed è questa un’esperienza straordinaria». Così anche il messaggio del prevosto don Diego Ongaro: «Dieci anni fa ci fu la processione sotto la neve, nel 2020, solo io con la reliquia e oggi neppure la pioggia ci ha fermato. Ritrovare una chiesa così piena dopo quattro anni penso che sia la benedizione più bella che il Signore poteva dare alle nostre comunità».. «Io vedo qui un popolo straordinario - ha concluso il vescovo -. Voi siete il popolo Santo di Dio e avete risposto a lui: siate fedeli, non si viene alla festa per tradizione, ma si viene perché si è stati illuminati dallo Spirito. Quella Spina vuol dire solo quello: fedeltà all’amore».

Una festa che è tornata partecipata da migliaia di persone, con i fuochi artificiali della vigilia, l’illuminazione del paese, il luna park. Fino alle celebrazioni di domenica, presenti le autorità, tra le altre, il presidente della Provincia Pasquale Gandolfi, il prefetto Giuseppe Forlenza, e il presidente della Comunità montana Jonathan Lobati. Il 27 marzo, alle 9, su Tv 2000 andrà in onda un servizio sulla festa.

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