Il Pirlì, gioco della tradizione riscoperto: dalla soffitta al Registro dell’Unesco

GAVERINA. Nel 1999 Lodovico Patelli de «L’Innesto» trovò in una soffitta i pezzi di un Pirlì del 1930, partì così il rilancio del gioco che ha ottenuto il riconoscimento di patrimonio culturale.

Lo scorso dicembre il Pirlì bergamasco, insieme agli altri giochi della tradizione inclusi nel programma di tutela del «Tocatì», il Festival internazionale dei Giochi di strada di Verona, era stato inscritto nel «Registro delle buone pratiche» della «Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale» dell’Unesco. L’atto riconosceva il valore del gioco come elemento per l’elaborazione di una cultura e di legami sociali positivi.

Negli ultimi mesi la burocrazia ha fatto il suo corso, e giorni fa in una cerimonia nella Sala Spadolini al ministero della Cultura di Roma, i rappresentanti delle associazioni e dei gruppi riuniti sotto il cappello del Tocatì, hanno ricevuto dalle mani di Gianmarco Mazzi, sottosegretario alla Cultura, la pergamena che sancisce l’ufficialità dell’iscrizione nel Registro delle buone pratiche Unesco. A titolo di promotore del Pirlì figurava tra loro Lodovico Patelli, presidente della Cooperativa sociale L’Innesto di Gaverina Terme.

«La pergamena premia più di vent’anni di lavoro – spiega Patelli –; una lunga serie di sforzi, investimenti e iniziative che hanno portato L’Innesto a recuperare la tradizione del Pirlì, un patrimonio della comunità bergamasca, quando ormai era sul punto di scomparire».

Salvataggio culturale

La storia di questo salvataggio culturale iniziò nel 1999, con lo svuotamento, a Gaverina, di una soffitta della famiglia Facchinetti. In mezzo a oggetti e materiali di ogni tipo Patelli trovò i pezzi di un Pirlì del 1930. Quasi subito ebbe inizio un lavoro di restauro che in qualche mese riportò il manufatto, una sorta di flipper con ostacoli e birilli da abbattere con la trottola, al suo antico splendore. Reduce dal restauro, la cooperativa, nell’ambito del progetto denominato «Trasferimento dei saperi», ne approfittò per presentare il gioco a un evento molto sentito in paese, la «Festa dei Fagioli», che ora non si fa più, ma che ancora nei primi Anni Duemila radunava migliaia di visitatori. Nel 2001 organizzò il campionato provinciale del Pirlì.

Il gioco era diffuso nelle osterie della Bergamasca, tanto che L’Innesto ne ritrovò uno risalente all’800 nell’Osteria dei Cacciatori di Casazza: il cosiddetto Pirlì «Zinetti», a cui si giocava con passione ancora negli anni ’90 del secolo scorso. Nel giro di qualche anno ne saltarono fuori altri in Val Brembana, al circolo Arci di Costa Volpino, in Val Borlezza, e artigiani come Manuel Deretti e Gianfranco Doneda si dedicarono a costruirne di nuovi. Intanto la cooperativa aveva cominciato ad allargare la sua rete di contatti. Il primo incontro con l’Associazione giochi antichi (Aga) di Verona, che sarà la capofila dei 27 soggetti riuniti nel programma del Tocatì, risale a quel periodo. Da allora, intorno al 2002, si sono susseguite partecipazioni a convegni (per esempio agli «Incontri tramontani» di Clusone nel 2003 o, più di recente, all’«Eusalp» di Trento nel 2022), a iniziative per la promozione locale (Progetto Life Ambiente «Trelaghi» del 2023, «Valle in gioco», progetto d’area integrata in Val Cavallina tra il 2008 e il 2014), ad attività con le scuole e i bambini (ancora in corso), alle feste (l’ultima, il «Mercatino di via Loj» a Monasterolo). Nel 2014 il Pirlì fece pure il suo debutto in televisione, al «Bepi Quiss» di Bergamo Tv.

«Chi l’avrebbe mai detto che questo gioco simpatico potesse fare tanta strada, da Gaverina a Roma e all’Unesco – commenta il sindaco di Gaverina Denis Flaccadori –. Per il nostro paese è un motivo di grande soddisfazione». Oggi chi volesse cimentarsi in una partita alla «trottola» bergamasca non deve andare lontano. Tre Pirlì sono a disposizione alla Ca’ Valù di Trate, a Gaverina Terme, uno invece al ristorante la Casa del Pescatore di Monasterolo del Castello, in località Moj.

© RIPRODUZIONE RISERVATA