Il prigioniero Sandro e l’amico tedesco: «Abbiamo sempre pensato a te»

Montello. Una lettera svela l’aiuto dato da un sovrintendente del campo di Erfurt al soldato Borlotti e ai compagni. Leggi la storia su L’Eco di Bergamo del 27 gennaio.

Anche nelle pagine più buie della storia possono celarsi bagliori di umanità e buon cuore. Come quelli racchiusi nella lettera per anni custodita gelosamente insieme alle mostrine di un soldato deportato in Germania. Si chiamava Alessandro Borlotti, era nato il 7 febbraio 1918 a Costa di Monticelli, il comune sotto cui ricadeva, all’epoca, Montello, e venerdì 27 gennaio il suo nome risuonerà in Sant’Agostino a Bergamo, durante la cerimonia di conferimento delle medaglie d’onore del presidente della Repubblica alla memoria dei deportati. Una medaglia sarà anche per lui, la ritireranno le figlie Ezia e Rosanna, che della dolorosa storia di loro padre custodiscono anche il ricordo consolatorio venuto alla luce attraverso una lettera datata 12 settembre 1947.

Due anni e due mesi dopo essere stato liberato – era il 25 luglio 1945 – dal campo di prigionia per ufficiali di Erfurt, in Turingia, dove Borlotti, caporale maggiore del terzo reggimento artiglieri era stato portato nel settembre 1943, riceveva dalla Germania una missiva piena di affetto e tristi ricordi, di gioia per la vita ritrovata, finalmente a casa, e rincrescimento per quanto patito ad Erfurt. La scrisse uno dei tedeschi che sovrintendevano al lavoro dei deportati: «Non puoi immaginarti la gioia che abbiamo provato tutti qua all’arrivo della tua lettera e fotografia! Abbiamo sempre pensato a te ed ai tuoi camerati...».

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