Berbenno piange Tarcisio Salvi, cuore del Mato Grosso

L’ADDIO. In molti al funerale nella chiesa parrocchiale di Berbenno per salutare Tarcisio Salvi, 78 anni, figura di riferimento per l’Operazione Mato Grosso e per intere generazioni di giovani che, grazie a lui, hanno scoperto il valore della solidarietà e del servizio ai poveri.

Salvi è mancato nella notte tra lunedì 22 e martedì 23 settembre. Ad annunciarlo la moglie Marilena Brignoli, i figli Stefania, Manuel e Paolo con le rispettive famiglie, insieme alla grande famiglia dei volontari dell’OMG.

Il percorso di vita

Negli anni ’70, emigrato in Svizzera, Tarcisio entrò in contatto con il movimento fondato da padre Ugo De Censi e rispose alla chiamata delle missioni partendo per Escoma, in Bolivia. Nel 1976 tornò a Berbenno e, con la moglie Marilena, ripartì poco dopo per il Perù, stabilendosi due anni a Chacas, una delle prime coppie italiane a condividere la vita con i missionari salesiani. Da allora il legame con l’Operazione Mato Grosso non si è più spezzato.

«Non era un grande oratore, ma aveva tenacia e sapeva conquistare i giovani con l’esempio», ricorda Franco Salvi, tra i primi a seguirlo. La sua casa a Berbenno divenne un punto di riferimento: accogliente, sempre aperta ai ragazzi, che accompagnava ai campi di lavoro in tutta Italia sulla sua Fiat 125. La sua vita non fu semplice: colpito da un’emorragia cerebrale a soli 13 anni, seppe trasformare la fragilità in forza. «Nessuno avrebbe scommesso su di lui, ma la sua perseveranza lo ha reso un punto di riferimento per tutti», aggiunge ancora Franco.

«Tre parole riassumono la sua vita: lavoro per i poveri, disponibilità e attenzione ai giovani», sottolinea Giovanni Gervasoni di San Giovanni Bianco

Per oltre cinquant’anni ha guidato i giovani dell’Omg tra bancarelle solidali, lavori umili e missioni in Sud America. «Tre parole riassumono la sua vita: lavoro per i poveri, disponibilità e attenzione ai giovani», sottolinea Giovanni Gervasoni di San Giovanni Bianco. Amava il canto, era basso nel coro dell’Omg, e fino agli ultimi mesi ha partecipato con entusiasmo alle iniziative comunitarie, anche quando la salute lo limitava. Poco prima di morire era salito ancora al Rifugio Gherardi, dove aveva cucinato per i ragazzi e i volontari. Anche don Michele Lievore, parroco del paese, ha dichiarato come con lui se ne va un uomo che ha fatto della semplicità e del servizio agli altri il centro della propria vita, lasciando un segno indelebile in Valle Imagna, in Valle Brembana e nel cuore di chi lo ha conosciuto.

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