
(Foto di Bonacorsi)
NELLE VALLI. Il Chrysomyxa rhododendri è responsabile della malattia denominata «ruggine vescicolosa».
Sono ormai molte le nostre località montane in cui è possibile imbattersi nel fenomeno dell’ingiallimento degli aghi degli abeti rossi; l’anomalia cromatica non può infatti passare inosservata all’occhio degli escursionisti più attenti poiché in netto contrasto con il verde cupo che generalmente li contraddistingue. «Ho potuto notare la cosa – fa sapere Pierino Bigoni del Gruppo micologico Bresadola di Villa d’Ogna – in Val Sanguigno (Valgoglio), al Monte Pora, in Val Las (Valcanale di Ardesio) e sulle piste di sci di Lizzola. Questa tonalità è dovuta alla presenza del fungo Chrysomyxa rhododendri sui rami di questa conifera ed è responsabile della malattia denominata ruggine vescicolosa degli aghi dell’abete rosso».
«Il fungo compie il suo ciclo biologico in parte sul rododendro (dove le sue spore vanno in letargo) e in parte sull’abete - spiega Bigoni -; in primavera, una volta raggiunta la maturità, le spore vengono trascinate dal vento fino ai nuovi germogli in formazione sull’abete. Sugli aghi più giovani inizieranno quindi a formarsi delle piccolissime escrescenze bianche dalle quali usciranno le nuove spore. Questa infezione causa l’ingiallimento e la caduta di una parte di essi ma le piante colpite riescono a riprendersi continuando il loro normale ciclo vegetativo negli anni successivi».
La patologia non colpisce quindi tutti gli abeti rossi ma quelli dell’area altitudinale in cui essi convivono con le forme arbustive di rododendro (quindi oltre i 1.500-1.600 metri di quota, ma localmente anche più in basso) senza tuttavia degenerare in problemi fitosanitari ben più significativi come, ad esempio, quelli causati dall’infestazione parassitaria del bostrico tipografo. Lo sviluppo del fungo coinvolge molte vallate alpine e può venire agevolato dal clima umido primaverile e dalle favorevoli condizioni di temperatura e umidità nella stagione estiva.
«La sua presenza – conclude Bigoni – è stata censita dal nostro Gruppo micologico da almeno una quindicina di anni. Nel caso della Val Las lo abbiamo individuato a circa 900 metri di quota, dove gli stessi abeti convivono con alcuni cespuglieti di rododendri».
© RIPRODUZIONE RISERVATA