Bimba morta di stenti, la madre rivela ai legali l’identità del padre

Il caso della piccola Diana Il legale: «Informazione che non dirò a nessuno, in quanto non ha alcuna rilevanza ai fini processuali». Richiesta di autorizzazione all’ingresso in carcere del professor Pietro Pietrini per la consulenza psichiatrica. La donna non avrebbe partorito a Leffe, ma in ospedale.

Alessia Pifferi ha rivelato ai suoi avvocati il nome del padre di Diana, la figlia che ha abbandonato in casa per sei giorni facendola morire di stenti. «Stamattina era più tranquilla e serena - ha spiegato all’Ansa l’avvocato Solange Marchignoli, che difende la donna assieme a Luca D’Auria - e mi ha rivelato il nome del padre. Si tratta di una informazione che non dirò a nessuno, in quanto non ha alcuna rilevanza ai fini processuali». Gli inquirenti potrebbero, se necessario, decidere di convocare il padre, anche se al momento non ci sono interessi investigativi in tal senso.

L’avvocato Marchignoli, oltre ad aver confermato che farà richiesta di incidente probatorio per le analisi del biberon e dell’altro materiale sequestrato, tra cui una boccetta di En, ha fatto richiesta di autorizzazione all’ingresso in carcere del professor Pietro Pietrini. Ordinario di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica all’Università di Pisa, si tratta di uno dei due docenti incaricati dalla difesa di redigere una consulenza neuroscientifica e psichiatrica su Alessia Pifferi.

La donna avrebbe raccontato ai legali anche di aver partorito in ospedale e non a casa del compagno di Leffe come era emerso in precedenza.

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