Dagli alberi secolari in Val Seriana castagne ancora «non classificate»

Risorse. L’indagine della Comunità montana, con esperti dell’Università di Torino, ha rilevato frutti non ascrivibili a nessuna varietà conosciuta. Si punta commercializzare la farina.

Tra le castagne della Val Seriana ci sono le già note balestrere, rossere, doaole, sanmartine e ostane, ma non solo. Una recente indagine, svolta dall’Università di Torino, ha rivelato la presenza di varietà che non sono riconducibili a nessuna già nota. È questa una delle principali acquisizioni del progetto «Castanea Valseriana», avviato alla fine del 2021 dall’associazione pradalunghese Castanicoltori del Misma e dalla Comunità montana della Valle Seriana, con l’obiettivo di conoscere meglio questo prodotto e promuoverne prospettive di sviluppo commerciali. I risultati di «Castanea» verranno presentati in un’assemblea pubblica venerdì 3 marzo alle 20.30, alla sala assemblee della Comunità montana di Albino (in viale Libertà).

«Il progetto nasce alla fine del 2021 - spiega Elio Sala, segretario dell’associazione Castanicoltori del Misma -. Dopo aver ottenuto il finanziamento della Comunità montana, nel corso di tutto il 2022 sono stati effettuati gli interventi». La prima parte del progetto è stata svolta con l’intervento di esperti dell’Università di Torino. «Sono state effettuate le indagini genetiche degli ecotipi di castagne presenti in Val Seriana - prosegue Sala -. Nel 2016 era stata già fatta l’analisi di qualche varietà, ma solo per la zona di Albino e Pradalunga, mentre in questo caso è stata estesa anche alla media ed alta valle. Sinora sono stati analizzati 40 alberi, ma l’obiettivo è di arrivare a 80».

Le varietà più diffuse

L’indagine si è posta l’obiettivo di comprendere quali siano le varietà più diffuse in valle. «Sul territorio di Albino e Pradalunga sono prevalenti balestrera e rossera, ma è presente anche la doaola. In media valle e val Gandino si registra una presenza importante anche della sanmartina». Dall’alta valle sono arrivati i risultati più sorprendenti. «Sono stati trovati molti castagneti, per esempio a Valgoglio, Ardesio, Oneta, Villa d’Ogna, Parre e Premolo: in questa zona è molto diffusa la ostana, una primizia».

Da tutte le zone è emerso un altro dato significativo. «C’è un buon numero di esemplari non ascrivibili a nessun genotipo - prosegue Sala -. Non risultano presenti nella banca dati dell’Università di Torino, non sono mai trovate varietà di questo tipo. Si tratta di piante secolari, di cui è difficile capire la provenienza». Un secondo fronte di ricerca ha riguardato invece gli usi alimentari delle castagne ed è stato svolto con la collaborazione dell’Università di Milano.

Alimenti senza glutine

«Abbiamo preparato delle farine con castagne di due diverse varietà - spiega Sala - , la balestrera e la rossera, e le abbiamo inviate all’Università, che ha analizzato le componenti e le ha utilizzate per provare a produrre alimenti senza glutine». Il progetto ora mira a comprendere come utilizzare questi prodotti, per incrementare i suoi sbocchi commerciali. «Un obiettivo a cui stiamo lavorando è lo sviluppo della farina di castagne - conclude Sala -. Nelle nostre zone non c’è la tradizione di produzione della farina, al momento non ci sono mulini né essiccatoi adatti».

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