Cronaca / Valle Seriana
Martedì 28 Febbraio 2023
Dagli alberi secolari in Val Seriana castagne ancora «non classificate»
Risorse. L’indagine della Comunità montana, con esperti dell’Università di Torino, ha rilevato frutti non ascrivibili a nessuna varietà conosciuta. Si punta commercializzare la farina.
Tra le castagne della Val Seriana ci sono le già note balestrere, rossere, doaole, sanmartine e ostane, ma non solo. Una recente indagine, svolta dall’Università di Torino, ha rivelato la presenza di varietà che non sono riconducibili a nessuna già nota. È questa una delle principali acquisizioni del progetto «Castanea Valseriana», avviato alla fine del 2021 dall’associazione pradalunghese Castanicoltori del Misma e dalla Comunità montana della Valle Seriana, con l’obiettivo di conoscere meglio questo prodotto e promuoverne prospettive di sviluppo commerciali. I risultati di «Castanea» verranno presentati in un’assemblea pubblica venerdì 3 marzo alle 20.30, alla sala assemblee della Comunità montana di Albino (in viale Libertà).
«Il progetto nasce alla fine del 2021 - spiega Elio Sala, segretario dell’associazione Castanicoltori del Misma -. Dopo aver ottenuto il finanziamento della Comunità montana, nel corso di tutto il 2022 sono stati effettuati gli interventi». La prima parte del progetto è stata svolta con l’intervento di esperti dell’Università di Torino. «Sono state effettuate le indagini genetiche degli ecotipi di castagne presenti in Val Seriana - prosegue Sala -. Nel 2016 era stata già fatta l’analisi di qualche varietà, ma solo per la zona di Albino e Pradalunga, mentre in questo caso è stata estesa anche alla media ed alta valle. Sinora sono stati analizzati 40 alberi, ma l’obiettivo è di arrivare a 80».
Le varietà più diffuse
L’indagine si è posta l’obiettivo di comprendere quali siano le varietà più diffuse in valle. «Sul territorio di Albino e Pradalunga sono prevalenti balestrera e rossera, ma è presente anche la doaola. In media valle e val Gandino si registra una presenza importante anche della sanmartina». Dall’alta valle sono arrivati i risultati più sorprendenti. «Sono stati trovati molti castagneti, per esempio a Valgoglio, Ardesio, Oneta, Villa d’Ogna, Parre e Premolo: in questa zona è molto diffusa la ostana, una primizia».
Da tutte le zone è emerso un altro dato significativo. «C’è un buon numero di esemplari non ascrivibili a nessun genotipo - prosegue Sala -. Non risultano presenti nella banca dati dell’Università di Torino, non sono mai trovate varietà di questo tipo. Si tratta di piante secolari, di cui è difficile capire la provenienza». Un secondo fronte di ricerca ha riguardato invece gli usi alimentari delle castagne ed è stato svolto con la collaborazione dell’Università di Milano.
Alimenti senza glutine
«Abbiamo preparato delle farine con castagne di due diverse varietà - spiega Sala - , la balestrera e la rossera, e le abbiamo inviate all’Università, che ha analizzato le componenti e le ha utilizzate per provare a produrre alimenti senza glutine». Il progetto ora mira a comprendere come utilizzare questi prodotti, per incrementare i suoi sbocchi commerciali. «Un obiettivo a cui stiamo lavorando è lo sviluppo della farina di castagne - conclude Sala -. Nelle nostre zone non c’è la tradizione di produzione della farina, al momento non ci sono mulini né essiccatoi adatti».
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