«Le è stato dato anche dell’ansiolitico». Le novità delle analisi sulla piccola trovata morta dopo 6 giorni

Leffe. Si aggrava la posizione della madre che aveva lasciato da sola in casa la figlia di 18 mesi. L’autopsia ha rivelato tracce del farmaco. Alessia Pifferi aveva sempre negato di averglielo dato.

Si aggrava la posizione di Alessia Pifferi, la trentasettenne milanese in carcere con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato della figlia Diana, trovata morta a 18 mesi dopo che la madre l’aveva lasciata da sola per sei giorni nella casa di Ponte Lambro, periferia est di Milano, per andare a stare a Leffe, da un elettricista con cui aveva una relazione.

Dagli esiti preliminari dell’autopsia e degli accertamenti tossicologici eseguiti dai consulenti medici della Procura milanese sul corpo della piccola, nata a Leffe nel gennaio del 2021, sembrerebbe che Diana avesse assunto alcune gocce dell’ansiolitico il cui flaconcino fu rinvenuto nella culla della bimba all’interno dell’abitazione di via Parea. Una circostanza che la donna ha invece sempre negato, sostenendo di essersi limitata a dare a Diana solo del paracetamolo prima di recarsi a Leffe dall’artigiano, estraneo alla vicenda giudiziaria, al quale aveva peraltro detto che la figlia era accudita e in buone mani.

Se le prime analisi del sangue avevano lasciato intendere che la sostanza contenuta in una boccetta rinvenuta in bagno fosse stata diluita nel biberon, il cui contenuto residuo è stato trovato accanto alla piccola, gli accertamenti effettuati sui capelli non lascerebbero dubbi consentendo anche di stabilirne la quantità e la data dell’assunzione.

L’esito delle analisi, effettuate anche sul materiale ritrovato all’interno dello stomaco della vittima, sarà messo nero su bianco nella relazione conclusiva che sarà consegnata la prossima settimana nelle mani del sostituto Francesco De Tommasi, il pm che coordina le indagini della Squadra Mobile del capoluogo lombardo.

Da capire, alla luce delle tracce di benzodiazepine rivenute, se l’assunzione della stessa abbia inciso sulle cause del decesso della bambina, il cui corpo è stato rinvenuto senza vita il 20 luglio scorso.

Per l’avvocato Solange Marchignoli, che difende la donna in coppia con l’avvocato Luca D’Auria, «il più bel trucco del Diavolo sta nel convincerci che non esiste». Questo il suo commento a caldo. Per poi aggiungere con malcelata amarezza: «Alessia Pifferi è una persona intellettualmente seduttiva, accattivante e sorridente. Io ho creduto che non avesse dato le gocce tranquillanti alla figlia. Ha scritto anche 52 pagine di diario per dichiarare la sua innocenza, che potrebbero essere a questo punto 52 pagine di bugie». Proprio il collegio difensivo ha di recente affidato una consulenza all’ex capo dei Ris dei carabinieri Luciano Garofalo. Suo il compito di effettuare accertamenti biologici e chimico-forensi sul biberon e la boccetta di ansiolitico, «En», trovati in casa vicino al corpo della bimba. Una consulenza che va di pari passo con il conferimento dell’incarico ai periti, da parte del gip del Tribunale di Milano Fabrizio Filice, per gli «accertamenti tecnici di natura biologica e chimico-forense» sul materiale sequestrato, tra cui il biberon trovato accanto al corpo senza vita della bimba. Analisi, che si stanno svolgendo con la formula dell’incidente probatorio, per verificare la presenza o meno di un tranquillante nel latte e riguardano anche il beccuccio del biberon, la boccetta di benzodiazepine trovato in casa e altro materiale sequestrato nell’abitazione di Alessia Pifferi, attualmente detenuta a San Vittore.

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