Quando l’arte supera limiti e silenzi
Un pennello per sfumare la disabilità

Andrea Baleri , del 1980, dalla nascita è costretto su una sedia a rotelle, anche parlare gli costa fatica

Il giallo corre alla velocità della luce. Poi basta un tocco di blu per proiettarsi in alto, mille chilometri più in su, in un cielo senza nuvole. C’è il sole ad Albino nella stanza dove ci sediamo a chiacchierare con Andrea Baleri: è una forma che esplode al centro di un grande quadro che «sfonda» la parete annullandone i confini, riempiendola di movimento e di emozione. Andrea dalla nascita è costretto su una sedia a rotelle, anche parlare gli costa fatica: sono i colori il suo motore. L’arte gli permette di spostarsi dove vuole, di comunicare in modo profondo e diretto, di arrivare dove i discorsi non potrebbero mai, di aprire orizzonti, di indicare strade inaspettate a chi si ferma a osservare.

Classe 1980, ha dimostrato fin da bambino attitudine per l’arte. L’ha sempre coltivata grazie al sostegno di una famiglia speciale, che gli si è stretta attorno con la capacità di ascoltare, accogliere e far affiorare i suoi talenti. I suoi primi alleati sono i genitori Ferdi e Clara e i fratelli Alfredo, Maria e Lidia. «Lui è il collante della famiglia» sottolinea Maria. La creatività e il coraggio «La creatività vuole coraggio» scrive Henri Matisse, e questa è una caratteristica ricorrente nel percorso di Andrea: dal liceo artistico a Bergamo agli anni all’Accademia Carrara, che ha potuto frequentare grazie a un progetto sperimentale, ottenendo il diploma nel 2007, fino alle numerose esposizioni collettive e personali. L’esperienza all’Accademia di Belle Arti prosegue: Andrea frequenta come uditore «esterno» i laboratori di incisione, di pittura e più di recente di cianotipia, seguito dagli insegnanti che l’hanno accompagnato dall’inizio negli studi e da sempre hanno creduto in lui, in particolare Salvatore Falci per la pittura e Claudio Sugliani per le opere di incisione.

Nel tempo ha sviluppato una tecnica calibrata su misura per lui: usa un lungo pennello, dipinge su grandi superfici distese a terra - pannelli, tele, cartelloni - si sposta su di esse con la carrozzina e completa le sue composizioni usando anche le ruote: «Sono io a decidere l’effetto - racconta -. Chiedo al mio assistente di spostarmi, quando ho trovato il punto giusto lo fermo e traccio un segno». È un equilibrio delicatissimo fatto di rispetto, sensibilità e una particolare sintonia: Andrea non può lavorare da solo, perciò chi gli sta accanto deve saperlo ascoltare, assecondare i suoi ritmi e i suoi desideri, senza cedere alla tentazione di interpretare o «forzare» la sua volontà: «Ci vogliono una bella armonia e un po’ di pazienza» precisa con un sorriso. I mesi del lockdown hanno marcato anche per lui un momento di sospensione: gli serve lo spazio giusto per dipingere, e in genere lo trova proprio nelle aule dell’Accademia Carrara di Belle Arti.

Chiuso in casa con la sua famiglia ha potuto comunque contare su tanti stimoli per proseguire la sua ricerca: «Abbiamo approfondito argomenti di storia dell’arte - racconta la sorella Maria - abbiamo visitato musei approfittando delle risorse disponibili in rete, siamo stati insieme tra di noi, dato che abitiamo tutti vicini». Ci mostra il «libro d’oro» della sua personale più recente, che si è svolta nell’ottobre 2019 nello Spazio arte Viamoronisedici, un punto di riferimento per gli appassionati nel cuore della città. Sfogliandolo in questa estate «strana», segnata dalla pandemia, sembra una finestra aperta su un tempo lontano, in cui un vernissage non sarebbe mai stato un «assembramento», ma solo una festa, e testimonia il passaggio, lo sguardo e l’apprezzamento di tante persone. Ora Andrea lo tiene tra i suoi più ricordi più cari. Occasioni di incontro «Le mostre sono sempre occasioni d’incontro - ricorda Lidia -. Alla sua prima personale abbiamo conosciuto per esempio una famiglia americana che ha portato le opere di Andrea a New York per esporle in un palazzo di Manhattan.

È nato un bel rapporto di amicizia, spesso tornano a trovarci e ci teniamo sempre in contatto». Le cianotipie di Andrea cambiano colore a seconda della luce e dell’ambiente in cui vengono esposte: anche per merito di questo aspetto i suoi disegni riflettono bene un’epoca incerta, di rapidi cambiamenti. In ognuno, allo stesso tempo, si leggono il suo entusiasmo e il desiderio di trovare diversi mezzi con i quali potersi «muovere», finalmente, senza impedimenti. Il coronavirus ha bloccato anche il progetto «Diversa-mente» avviato con le classi prime dell’istituto comprensivo di Vertova nella scuola primaria «Pia Albini Crespi» di Fiorano al Serio. Un percorso d’arte speciale in cui Andrea guidava i bambini a scoprire nuove forme per esprimersi in modo creativo. Questa esperienza è nata per caso, da un incontro: «Andrea si sottopone a trattamenti di fisioterapia e riabilitazione all’istituto Habilita di Zingonia - spiega la sorella Lidia - ed è lì che una volta, in sala d’attesa, ha incontrato Enzo, un ragazzino che frequenta la scuola primaria di Fiorano».

Fra loro è nata un bella amicizia, ed è stato proprio lui a invitare Andrea per una giornata speciale a scuola: «È stata una bellissima esperienza - racconta Andrea -. Enzo e i suoi compagni hanno provato a dipingere con me, seguendo la mia tecnica». Hanno creato insieme una grande tela piena di colori in cui ognuno ha lasciato un segno. Non era la prima volta che Andrea si cimentava come maestro d’arte: «Avevo già avuto occasione di farlo - spiega - in una scuola cittadina, anche in quel caso era stata un’esperienza ricca di soddisfazioni». Da quella giornata a Fiorano è nata un’iniziativa più strutturata, curata dalla maestra Donatella Redaelli, che da anni si dedica in modo particolare a iniziative didattiche d’arte e propone ai suoi alunni approfondimenti sul colore. «Gli incontri in programma erano molti - osserva Lydia -, purtroppo a Carnevale con l’inizio della quarantena e la chiusura delle scuole non è stato possibile portarli avanti.

Speriamo si possa riprendere l’anno prossimo». Queste speciali lezioni prendevano l’avvio da fiabe dedicate ai colori, come quelle di Leo Lionni «Piccolo blu e piccolo giallo», e di Bruno Munari «Cappuccetto Blu», ispirandosi anche alle tecniche di action painting di Pollock e alle esplosioni cromatiche di Kandinskij. Ad Andrea è affidato il ruolo di maestro del colore, con una marcia in più: la possibilità di offrire una prospettiva speciale sul mondo e sulla vita, di scoprire che la «disabilità» può avere mille sfumature e significati: non porta solo limiti, ma può rivelare opportunità sorprendenti. Andrea quando si trova di fronte ai suoi piccoli allievi cerca di seguire l’esempio dei suoi insegnanti, ai quali è molto grato: «Mi hanno seguito con attenzione - chiarisce -, hanno saputo ascoltarmi lasciandomi lo spazio per esprimermi e far emergere i miei talenti».

Lui si mostra sempre paziente e generoso, e i ragazzi lo apprezzano, ne restano colpiti e sono molto coinvolti dalle sue lezioni: «Hanno realizzato disegni intensi e commoventi - osserva Maria - a partire dai loro incontri». Non è solo arte ma un esempio di vita: «Capiscono in fretta che le conquiste più importanti sono la creatività e la possibilità di esprimersi - commenta Lidia -. Solo grazie ad esse è possibile superare gli ostacoli». Nella vita di tutti i giorni Andrea deve affrontarne molti problemi, a partire dalle barriere architettoniche: «Purtroppo il tempo passa - dice - ma la situazione non migliora». Per superare i problemi la famiglia Baleri mette in campo l’esperienza di questi anni: «Questo tema, purtroppo - aggiunge Maria - viene spesso affrontato con superficialità, senza tenere conto delle necessità concrete di chi si muove con difficoltà». Andrea ora non riesce a dipingere, fino a quando gli sarà possibile tornare negli spazi dell’Accademia, ma nel frattempo sta raccogliendo materiali utili per portare avanti la sua ricerca artistica.

«Una volta alla settimana - racconta Lidia - esce con il suo assistente educatore per scattare fotografie». Andrea ama sperimentare e alcune delle sue opere più recenti sono realizzate con una tecnica mista: fotografia, pittura, inserti di materiali diversi per dare vita a suggestivi effetti estetici. «Nostro padre - dice - mi ha trasmesso l’amore per la musica. Ascolto soprattutto la classica, i miei autori preferiti sono Mozart e Chopin. In questo periodo mi sto dedicando a fotografare gli strumenti, a partire da chitarra e pianoforte». Un luogo espositivo Nello showroom di famiglia «Abitare Baleri» ad Albino - con un allestimento curatissimo, a metà tra negozio e luogo espositivo, in cui si trovano oggetti d’arte e arredamenti d’interni - c’è una «mostra permanente» delle sue opere, comprese quelle che ha realizzato per raccontarsi, lavorando sul concetto di identità. Ha parlato di sé con lucidità e realismo, componendo ritratti pieni di energia, in cui convivono luci e ombre: «Sono partito da alcune mie fotografie» spiega con un sorriso. Le sagome sono ombre scure, attraversate da linee spesse, come per tracciare una mappa, con tinte luminose: bianco, rosso, giallo per esprimere calore, generosità, forza, sentimento.

Seguendo la tradizione di famiglia, a partire da alcuni suoi lavori sono stati realizzati anche piatti di ceramica, vasi, cassettoni con un design molto originale. Il titolo della sua prima esposizione, al chiostro di Sant’ Agostino, in Città Alta, nel 1999, era anche una dichiarazione d’intenti: «Movimenti veloci». Da allora Andrea ha tenuto fede a questo «filo conduttore», senza mai fermarsi, mai mollare, dal punto di vista personale e artistico. Non ha mai perso lo slancio: «Ora sono pronto per nuove avventure e nuove idee, bisogna sempre andare avanti». Parlando con lui si sente la stessa corrente d’energia che vibra nei suoi lavori: nella vita di Andrea il sole non è solo «appeso al muro», perché lui, nonostante tutto, riesce a farlo brillare in ogni giornata, in ogni piccola e grande conquista.

© RIPRODUZIONE RISERVATA