«Un martire», il bergamasco padre Capelli sarà Beato

ATTESO IL DECRETO. C’è l’autorizzazione del Papa al Dicastero per le Cause dei Santi: la proclamazione nei prossimi mesi. Il religioso di Nembro fu ucciso a soli 32 anni dai nazisti nel Bolognese: «Il martirio non è stato fatalità ma vocazione».

Per il nembrese padre Martino Nicola Capelli, «il martirio non è stata una fatalità, ma una vocazione». Nato nel paese seriano nel 1912 e morto il 1° ottobre 1944 in provincia di Bologna, il sacerdote dehoniano, già Servo di Dio, sarà presto proclamato Beato. È arrivata nella giornata di venerdì 21 novembre l’autorizzazione di Papa Leone XIV al Dicastero per le Cause dei Santi a promulgare il decreto che riconosce il martirio di padre Capelli.

Compì il desiderio di sacrificio maturato in giovinezza

Dopo aver assistito a una conferenza dedicata alla storia dei martiri messicani, espresse alla Madonna la preghiera di diventare lui stesso martire.

Ucciso dalle SS naziste durante uno dei rastrellamenti nel contesto delle stragi di Marzabotto e Montesole, padre Capelli andò incontro volutamente alla morte. E compì così quel desiderio di sacrificio che aveva maturato già nella sua giovinezza. Aveva 19 anni e si trovava nel Seminario dei dehoniani di Albino quando, il 12 dicembre 1931, dopo aver assistito a una conferenza dedicata alla storia dei martiri messicani, espresse alla Madonna la preghiera di diventare lui stesso martire. «In particolare – sottolinea il nembrese fra Giorgio Persico, cappuccino anch’egli originario di Nembro – avrebbe voluto il martirio nelle missioni in Cina: ogni anno rinnovava questa richiesta, ma i suoi superiori non l’hanno mai mandato fuori dall’Italia».

Fu ordinato nel 1938, poi il trasferimento a Bologna

La prima professione di padre Martino avvenne nel 1930, nel noviziato di Albisola Superiore, poi nel 1938 l’ordinazione. Ha proseguito gli studi a Roma, conseguendo con lode la licenza in Teologia, per trasferirsi poi a Bologna, dove la sua vita era divisa tra l’insegnamento nel Seminario dei dehoniani e il servizio pastorale estivo sull’Appennino bolognese, in aiuto ai parroci locali.

Il legame con Nembro

Al santuario dello Zuccarello celebrò la sua prima Messa l’8 agosto 1938.

Pur essendo distante da Nembro, è sempre rimasto molto legato al paese natale, dove la sua vocazione è nata e cresciuta. In particolare, padre Capelli ha sempre avuto un legame forte con il santuario dello Zuccarello, punto di riferimento per tanti nembresi e non solo.

«Qui andava spesso a pregare già da bambino e qui celebrò la sua prima Messa, l’8 agosto 1938 – ricorda Anito Pedretti, marito di una nipote di padre Martino, Andreina Capelli –. Ma era legato anche alla Madonna di Guadalupe, venerata nella località di Piazzo». Battezzato con il nome di Nicola, assunse poi con l’ordinazione quello di Martino, in omaggio al padre, ma anche al Santo patrono del paese. Lo fece diventare «Martino dell’Addolorata» in omaggio alla Madonna venerata proprio allo Zuccarello.

Il processo per il riconoscimento del martirio avviato negli anni Novanta

«Dai racconti di chi l’ha conosciuto, sappiamo che si faceva amare da tutti per il suo carattere mite», ricorda ancora Pedretti, che negli scorsi anni ha collaborato al processo – avviato già negli Anni Novanta del secolo scorso – per il riconoscimento del martirio.

«Diceva che un pastore non può abbandonare le pecore quando arrivano i lupi»

«Quando i Tedeschi cominciarono la rappresaglia nella zona di Marzabotto, i superiori di padre Capelli gli ordinarono di rientrare a Bologna, ma lui, che era sempre stato obbedientissimo, quella volta decise di disobbedire – ricorda ancora fra Giorgio –. Diceva che un pastore non può abbandonare le pecore quando arrivano i lupi».

Insieme al salesiano don Elia Comini, scelse inoltre di rifiutare la possibilità di essere liberato, in quanto sacerdote, quando con altri 44 civili, tra cui diversi bambini, fu catturato dalle SS nella località di Pioppe di Salvaro. «Chiese che venissero liberati tutti, altrimenti sarebbe andato anche lui incontro alla morte – riferisce Pedretti –. I loro corpi non sono più stati ritrovati: sono finiti nelle acque del Reno».

Sarà proclamato Beato nei prossimi mesi in una cerimonia a Bologna

Insieme anche al sacerdote diocesano don Ubaldo Marchioni, ucciso nello stesso periodo, don Comini e padre Capelli saranno proclamati Beati in una cerimonia celebrata nei prossimi mesi a Bologna dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle cause dei Santi.

«È un grande onore e di una bella soddisfazione: si tratta di una figura importante per tutta la comunità»

«Siamo molto felici di questa approvazione», commenta il prevosto di Nembro, don Antonio Guarnieri, che porta oggi la notizia in tutte le Messe celebrate in parrocchia.

Nel paese seriano a padre Capelli è dedicata già da anni una via, nel quartiere di San Nicola. Ma anche nel cimitero del capoluogo è presente un monumento a lui dedicato, a cui vengono portati gli onori ogni anno in occasione del 4 novembre. «È un grande onore e di una bella soddisfazione: si tratta di una figura importante per tutta la comunità», aggiunge il sindaco Gianfranco Ravasio.

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