Volontariato / Bergamo Città
Giovedì 20 Novembre 2025
Arca di Leonardo: esperienze di valore per chi vive fragilità
L’ASSOCIAZIONE. Nata nel 2017 per idea del presidente Franco Coda, dedicata al figlio «per lasciare qualcosa di bello. Un bene che resti». Attività per bambini e anziani.
Il gioco non è un dettaglio nella vita, né un bisogno accessorio. È un diritto fondamentale, riconosciuto a livello internazionale, perché è un modo per crescere, per incontrare l’altro, per sentirsi parte di una comunità. «Non è e non deve essere considerato un lusso - ricorda Alexandra Gazzola, vicepresidente de L’Arca di Leonardo - è un bisogno essenziale, un motore di crescita e di relazione». È attorno a questa convinzione che nel 2017 è nata L’Arca di Leonardo odv, un’associazione che investe tempo e cura nella costruzione di «esperienze significative e di valore» per bambini e anziani che vivono in situazioni di fragilità economica, familiare ed emotiva.
A idearla il presidente Franco Coda, che ha voluto dedicarla a suo figlio Leonardo, che al tempo era un bambino: «Non è un’associazione, come spesso accade, nata dal dolore - sottolinea Gazzola -, ma dal desiderio di lasciare qualcosa di bello. Un bene che resti». A costruirla è stato un gruppo di amici che non provenivano «necessariamente dal mondo del volontariato» e accomunati dal desiderio di fare qualcosa di positivo: «Ci siamo inventati volontari - continua -. Avevamo la convinzione che la socialità, il divertimento e la vicinanza affettiva potessero cambiare la qualità della vita di bambini e anziani, che poi rappresentano i due poli della vita».
Oggi l’associazione conta più di 110 soci e una sessantina di volontari attivi. All’inizio L’Arca ha lavorato soprattutto accanto agli anziani. Poi il Covid ha cambiato gli equilibri e le abitudini: si è capito che le persone anziane vanno più «tutelate» e l’associazione ha intercettato nuove fragilità nel mondo dei bambini e degli adolescenti, ai quali oggi viene offerto «gioco, svago, divertimento, sport, vacanza, conoscenza, coinvolgimento, relazione e soprattutto integrazione», prosegue. Tra i progetti più significativi ci sono i «Ragazzi di Bergamo» che vivono in famiglie ma con meno possibilità rispetto ai coetanei.
La mancanza di normalità
Ciò che L’Arca offre loro è semplice e profondissimo allo stesso tempo: una giornata allo zoo, una salita in montagna, un pomeriggio al cinema: «Sono piccole cose ma importanti. Spesso sono situazioni molto annidate. Nascondono una mancanza di normalità che non viene percepita e affrontata», spiega Gazzola.
Un altro progetto centrale è «Senza Frontiere», dedicato ai minori stranieri non accompagnati. Parte dall’idea di «costruire fiducia e prosegue attraverso percorsi annuali di fotografia e ritratto, teatro, viaggi in città come Torino, Genova, Venezia». Fra gli obiettivi c’è quello di «conoscere la cultura che li accoglie, ma anche trovare modi per raccontare chi sono». Attenzione viene data anche ai ragazzi ucraini ospitati a Rota d’Imagna e seguiti con una serie di attività (da un corso di grafica web a laboratori artistico espressivi) e da professionisti, «perché narrare se stessi, dopo uno sradicamento, è un atto che va sostenuto con delicatezza e serietà – afferma –. Sono ragazzi che hanno bisogno di essere visti nella loro identità. Se nessuno li riconosce, si spengono».
L’atteggiamento di vicinanza
Ed è proprio questo atteggiamento di vicinanza e una certa empatia che vengono richiesti ai volontari: «Non servono abilità particolari perché non siamo e non vogliamo essere educatori. Cerchiamo piuttosto quell’attenzione umana che ogni genitore rivolge a qualsiasi bambino», conclude Gazzola. L’ingresso avviene attraverso un colloquio iniziale, al quale seguono un percorso di accompagnamento, momenti di formazione e «team building» annuali che servono sia per socializzare che per confrontarsi e crescere insieme.
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