
Volontariato / Pianura
Giovedì 09 Ottobre 2025
Come «rinascere» dopo la tempesta della malattia
L’ASSOCIAZIONE. «Il Soffione Rosa» è nata nel 2021 a Romano di Lombardia per offrire aiuto alle donne che stanno lottando contro il tumore al seno.
Un fiore giallo che si trasforma in soffione, pronto a volteggiare nell’aria, a regalare i suoi semi al vento e a generare così nuova vita. È da questa immagine che sboccia il nome dell’associazione di volontariato «Il Soffione Rosa», nata nel 2021 a Romano di Lombardia.
L’obiettivo? «Offrire capacità, attività piacevoli, ma anche tempo, presenza e sensibilità alle donne che stanno lottando contro il tumore al seno»
Un nome semplice, un messaggio potentissimo: la «rinascita» dopo la tempesta della malattia. L’idea è venuta a Emanuela Marenzi, 51enne di Romano di Lombardia e infermiera, che dopo una diagnosi oncologica e la guarigione, ha deciso di trasformare il suo percorso di dolore in un progetto di solidarietà. Insieme alla farmacista Daniela Schivardi ha dato vita a un gruppo che oggi conta nove socie e una quarantina di volontari. L’obiettivo? «Offrire capacità, attività piacevoli, ma anche tempo, presenza e sensibilità alle donne che stanno lottando contro il tumore al seno», con una convinzione: confrontarsi con altre aiuta ad affrontare il percorso in modo più sereno perché condividere il peso lo rende più supportabile. Accanto a questo, l’impegno è tutto sulla sensibilizzazione e la prevenzione, perché - si legge nel sito dell’associazione - «è la prima arma contro il cancro. È quindi indispensabile imparare e diffondere l’importanza dei controlli e della diagnosi precoce».
I tanti traguardi raggiunti
Tanti i traguardi già raggiunti con le raccolte fondi. Nel 2021 è stato acquistato, per l’ospedale di Treviglio, un casco refrigerante utile a ridurre (o evitare) la caduta dei capelli durante la chemioterapia. «Nel tempo ne sono arrivati altri, ma allora era il primo in Bergamasca», ricorda con orgoglio la presidente dell’associazione, che ogni anno si pone un obiettivo: «Abbiamo già donato - dice - 20mila euro all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano per la ricerca». E in questo ottobre 2025, mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno, è stata lanciata una bella iniziativa: l’associazione offre gratuitamente 50 visite senologiche con ecografia a donne dai 35 ai 45 anni, fascia d’età non coperta dallo screening nazionale, al centro infermieristico e polispecialistico 9care di Romano.
Tante iniziative
Ma «Il Soffione Rosa» è anche comunità, condivisione. L’associazione organizza, ad esempio, corsi di yoga settimanali e gratuiti per malati oncologici. E ogni lunedì sera «Quelle della Bandana» (ma anche i mariti, i figli e altri concittadini) si ritrovano per camminare insieme: un’ora di movimento che diventa soprattutto occasione di incontro e di amicizia. Nel corso dell’anno non mancano poi altre iniziative: tornei di padel, cene speciali, eventi come la «Romano Rosa», la camminata non competitiva che coinvolge famiglie intere e che abbina divertimento, colore e momenti di riflessione.
Oggi le diagnosi di tumore al seno arrivano sempre più precocemente, spesso già intorno ai 40 anni. Per fortuna, grazie anche a terapie più efficaci, le percentuali di guarigione sono cresciute
Al centro rimane sempre la persona, con i suoi bisogni e le sue paure. «Molte donne ci cercano dopo gli accertamenti - racconta Marenzi che ha attraversato il suo periodo più buio durante il Covid -. Hanno bisogno di condividere il loro stato d’animo con chi ha già vissuto quell’esperienza. Serve sapere che qualcuno ce l’ha fatta, che è tornato a una vita normale».
Diagnosi sempre più precoci
Oggi le diagnosi di tumore al seno arrivano sempre più precocemente, spesso già intorno ai 40 anni. Per fortuna, grazie anche a terapie più efficaci, le percentuali di guarigione sono cresciute così come le aspettative di vita. Non tutte le storie purtroppo hanno un lieto fine. E Marenzi, pure lavorativamente parlando, lo sa bene. Anche in quei momenti, però, la vicinanza conta, perché spesso «i pazienti sono coscienti della situazione. Talvolta - rivela - fingono di non saperlo solo per proteggere i parenti, per non farli soffrire».
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