Cividino e Quintano meditano la secessione? Per ora, sui social

Castelli Calepio. La proposta sui gruppi delle due frazioni ha raccolto una valanga di sì. Ostacoli normativi a parte, il sindaco: no al referendum.

È ancora impalpabile, una voce che circola per le strade e riempie i social, ma il fatto stesso che si ipotizzi una «secessione» dal «capoluogo» dà l’idea che stavolta non si tratti solo di una chiacchiera. Negli ultimi giorni a Cividino e Quintano, frazioni di Castelli Calepio, si sta seriamente parlando di proporre un referendum per staccarsi da Tagliuno e unirsi al confinante Palazzolo sull’Oglio, provincia di Brescia. Tutto è partito su Facebook, dove è stato proposto un sondaggio aperto sul gruppo dedicato alle due comunità in cui è stata posta la domanda provocatoria, ma netta: «Cosa ne pensate se Cividino e Quintano passassero sotto il Comune di Palazzolo e si liberassero del fardello rappresentato da Tagliuno?». In poche ore i voti sono saliti oltre le cento unità (114) con un 81% netto di «Sì».

Risorse e investimenti

E tra i tantissimi commenti, coloro che hanno votato «no» si sono detti favorevoli comunque a staccarsi da Tagliuno, per diventare semmai frazioni di Grumello del Monte (o Telgate) per restare in provincia di Bergamo. Ma per il resto, l’idea di unirsi a Palazzolo farebbe piacere a molti: il Comune sparso di Castelli Calepio rimarrebbe con Tagliuno e la piccola frazione di Calepio, mentre Palazzolo, aggiungendo i circa quattromila residenti di Cividino e Quintano, diventerebbe un centro di quasi 25mila mila abitanti, così popoloso da avere ancora più servizi (magari proprio nelle due frazioni bergamasche, che ne sono sprovviste) e nuove risorse da investire. Alcuni abitanti di Cividino e Quintano, loro stessi increduli dal successo virtuale della proposta, hanno allora lanciato l’idea di costituirsi in comitato per riflettere sul da farsi. Ma quali sono le possibilità che un’operazione del genere possa effettivamente concretizzarsi? Stando a una sentenza della Corte Costituzionale del 2019, in realtà, nemmeno poche poiché all’epoca, pronunciandosi su un caso analogo nelle Marche, la Corte scrisse che lo spostamento di una frazione da un Comune all’altro basta un referendum dei soli abitanti della frazione e non di tutti i residenti nei due Comuni coinvolti.

Benini: si è fatto molto per le frazioni

Una difficoltà potrebbe però essere il cambio di Provincia, per non parlare di come la prenderebbero i tagliunesi e, naturalmente, i palazzolesi. Questi ultimi sono tuttavia abituati a vedere in Cividino e Quintano dei propri «simili», se non altro per la vicinanza dei due abitati. Tra il quartiere palazzolese di Mura (che fu bergamasco fino al 1192), Cividino e Quintano non c’è alcuno stacco: i confini sono tra casa e casa e c’è persino una strada in cui gli abitanti del lato nord sono sotto Castelli Calepio e quelli del lato sud sotto Palazzolo; anche il prefisso telefonico delle due frazioni è quello bresciano (030). Tagliuno, invece, è un borgo più distante. In sostanza, la conformazione urbanistica lascerebbe intendere che non sarebbe illogica. Il sindaco cosa dice? «Non acconsentirò mai a nessun referendum – promette Giovanni Benini –. Quanto a ipotetiche scissioni, mi dispiace vedere che c’è chi pensa che il Municipio non si interessi a Cividino e Quintano: durante la mia Amministrazione abbiamo rifatto campi di calcio, asfaltato dappertutto, realizzato una scuola ormai in dirittura d’arrivo e ristrutturato un’altra. A breve, poi, l’ente locale diventerà proprietario dell’impianto di tennis, nostro fiore all’occhiello. Nessuno viene trascurato. Semmai, ci sono ragioni politiche».

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