Un nuovo tassello nella rete della salute pubblica bergamasca arriva dal mondo del terzo settore, chiamato ancora una volta a giocare un ruolo decisivo nel raggiungere chi, più di altri, rischia di restare ai margini. ATS Bergamo ha infatti siglato una convenzione con la Fondazione Opera Bonomelli per potenziare, nei prossimi due anni, le attività di sorveglianza e prevenzione delle malattie infettive previste dal Piano nazionale pandemico. Un progetto che guarda al presente, ma soprattutto al futuro: perché la pandemia ha insegnato che la vera fragilità è lasciare indietro chi non ha accesso ai servizi.L'obiettivo è chiaro: intercettare prima, curare meglio, non perdere nessuno per strada. La rete guidata dalla Fondazione Bonomelli – composta da associazioni storiche come Genitori Antidroga, Oikos, Diakonia, Croce Rossa, le cooperative Contatto, Bessimo, Il Piccolo Principe, Don Monticelli, e la Fondazione Don Resmini – si è impegnata a garantire risultati molto concreti: segnalare il 100% dei casi di malattie infettive intercettati, effettuare 4.000 test rapidi per HIV, epatiti, sifilide e gonorrea, somministrare 2.000 vaccinazioni, accompagnare tutte le persone positive ai test di screening verso le diagnosi di conferma e, se necessario, seguire le terapie per patologie come TBC o scabbia i cui casi sono in forte aumento in bergamasca.La rete opererà anche sul fronte della sensibilizzazione, dell'accesso agli screening oncologici e della costruzione di relazioni di fiducia . Dopo lo sgombero alla stazione resta più difficile intercettare si tuazioni di maggiore emergenza sanitaria . il censimento Istat rileva circa mille persone senza dimora, ma una fotografia più realistica – basata sui dati dell'Ambito di Bergamo – parla di quasi 1.500 persone entrate in contatto con i servizi, in larga maggioranza uomini, e per due terzi stranieri.Intercettare queste persone significa proteggere l'intera comunità, oggi e soprattutto domani. Un esempio concreto di come il terzo settore, quando messo in condizione di operare in sinergia con le istituzioni, possa diventare un presidio insostituibile di salute e inclusione.Il servizio di Paola Abrate
Un nuovo tassello nella rete della salute pubblica bergamasca arriva dal mondo del terzo settore, chiamato ancora una volta a giocare un ruolo decisivo nel raggiungere chi, più di altri, rischia di restare ai margini. ATS Bergamo ha infatti siglato una convenzione con la Fondazione Opera Bonomelli per potenziare, nei prossimi due anni, le attività di sorveglianza e prevenzione delle malattie infettive previste dal Piano nazionale pandemico. Un progetto che guarda al presente, ma soprattutto al futuro: perché la pandemia ha insegnato che la vera fragilità è lasciare indietro chi non ha accesso ai servizi.L'obiettivo è chiaro: intercettare prima, curare meglio, non perdere nessuno per strada. La rete guidata dalla Fondazione Bonomelli – composta da associazioni storiche come Genitori Antidroga, Oikos, Diakonia, Croce Rossa, le cooperative Contatto, Bessimo, Il Piccolo Principe, Don Monticelli, e la Fondazione Don Resmini – si è impegnata a garantire risultati molto concreti: segnalare il 100% dei casi di malattie infettive intercettati, effettuare 4.000 test rapidi per HIV, epatiti, sifilide e gonorrea, somministrare 2.000 vaccinazioni, accompagnare tutte le persone positive ai test di screening verso le diagnosi di conferma e, se necessario, seguire le terapie per patologie come TBC o scabbia i cui casi sono in forte aumento in bergamasca.La rete opererà anche sul fronte della sensibilizzazione, dell'accesso agli screening oncologici e della costruzione di relazioni di fiducia . Dopo lo sgombero alla stazione resta più difficile intercettare si tuazioni di maggiore emergenza sanitaria . il censimento Istat rileva circa mille persone senza dimora, ma una fotografia più realistica – basata sui dati dell'Ambito di Bergamo – parla di quasi 1.500 persone entrate in contatto con i servizi, in larga maggioranza uomini, e per due terzi stranieri.Intercettare queste persone significa proteggere l'intera comunità, oggi e soprattutto domani. Un esempio concreto di come il terzo settore, quando messo in condizione di operare in sinergia con le istituzioni, possa diventare un presidio insostituibile di salute e inclusione.Il servizio di Paola Abrate