Nanni Svampa è prima di tutto un cantastorie, di quelli che stanno attenti all’autenticità. Potremmo tranquillamente dire che applica alla materia, alle storie e alle canzoni, attenzione da filologo, se non fosse che lui è irrimediabilmente artista e alle cose, tutte, aggiunge un po’ del suo estro, dell’ironia pungente, dell’umore popolare che è parte integrante del suo bagaglio colto.
Con quel suo stile ha curato anni fa e ora riorganizzato «La Milanese-Antologia della canzone lombarda»: tre cd, più di 70 canzoni, in tre capitoli così suddivisi, «Antiche ballate e storie d’amore», «Il Risorgimento, i mestieri, la mala, e l’osteria», «La canzone d’autore dall’epoca Danzi al cabaret». Un viaggio lungo e fascinoso, dalla tradizione al primo cantautorato milanese, attraverso gli anni e l’umore popolare raccontato dalle canzoni stesse.
«La panoramica è ampia, sono ancora tre ore di ascolto – spiega Svampa –. Si va dalle ballate più antiche alla canzone d’autore ante e dopo Guerra che nasce quando arrivano radio e dischi. La storica "Milanese" era uscita in dodici ellepì per la Durium, negli anni ’60-’70, poi quando quell’etichetta fallì i master erano andati alla Ricordi e da lì sono passati alla Bmg e poi alla Sony. Hanno fatto un bel viaggio anche loro. Ho lavorato alla riedizione con l’intento di rendere il più attuale possibile un’antologia che per sua natura deve mantenere certe caratteristiche di documentazione. Ho fatto una selezione per tematiche eliminando le cose non belle dal punto di vista del testo o dell’esecuzione. Poi ho raggruppato in ogni disco quelli che sono i temi di fondo. Per esempio nelle passate edizioni le canzoni dell’osteria erano "spantegate" in più parti. Ora mi sembra che il senso sia più compiuto. L’ascoltatore di oggi ha poco tempo ed è meno rilassato quando si mette lì in salotto con l’impianto acceso. I materiali più difficili, diciamo anche un po’ noiosi, sono stati selezionati con cura. Ci sono cose che risentite oggi non sono più gradevoli».
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