«Abbiamo perso due talenti»
Il dolore del nuoto bergamasco

Lo sport bergamasco, ma non solo piange, Nicolò Morena e Francesco Damonte. Erano arrivati a Bergamo con una valigia piena di speranze, con la voglia di fare bene, di mettersi in mostra.

Erano arrivati a Bergamo con una valigia piena di speranze, con la voglia di fare bene, di mettersi in mostra per essere poi chiamati dalla loro società, il Savona, o da qualche altra formazione, a giocare in A1. O magari con la speranza di poter arrivare e giocare in A1 con la stessa Pallanuoto Bergamo.

Nicolò Morena, centrovasca, classe 1989, giocava con la calottina numero 4 ed era quindi alla sua seconda stagione alla Pallanuoto Bergamo. Quando non entrava in vasca subito, nella formazione di partenza, era un utilissimo primo cambio, utilizzato cioè per scelta tattica e non solo per permettere ai titolari di riprendere fiato. In questo girone di andata aveva messo a segno anche qualche rete, fra cui si ricorda la doppietta con il Padova, nell'ultimo incontro interno della Pallanuoto Bergamo, pareggiato per 6 a 6. «Aveva voluto restare con noi perché si era trovato bene con noi e noi ci eravamo trovati bene con lui - racconta Sergio Lanza, direttore tecnico della società, che spesso in A2 figura a referto come allenatore sul piano vasca -, era un po' il polmone della squadra perché nuotava molto ed era un ragazzo di grande umiltà».

Francesco Damonte, difensore, classe 1990, giocava con la calottina numero 3 e arrivava dal Como. Aveva il compito di difendere, ma con licenza di tiro in fase d'attacco e lo stesso tecnico, Andrea Pelizzoli, quando vedeva che aveva un metro di spazio o di vantaggio sull'avversario, lo invitava al tiro e a prendersi maggiori responsabilità, nonostante la sua giovane età. Nel girone di andata aveva realizzato più di 15 reti, fra cui si ricordano le quattro rifilate al Vigevano nella sua gara d'esordio all'Italcementi, alla prima giornata e la tripletta messa a segno con il Bologna. Anche sabato, nella partita vinta dalla Pallanuoto Bergamo a Vigevano per 11-9, Francesco Damonte aveva segnato. «Era davvero il classico giovane di grandi speranze - dice Sergio Lanza -, che era diventato una certezza in fase difensiva, al punto da guadagnarsi, in pochissimo tempo, un posto da titolare. Inoltre, essendo dotato di un buon tiro, era riuscito a mettersi in mostra anche in fase offensiva, grazie alla sua capacità di lettura dei punti deboli della squadra avversaria. Ma più che le sue reti o le sue prodezze in difesa, ci mancherà il suo sorriso».

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