«Yara è passata dal cantiere»
Picozzi: «Credo al fiuto dei cani»

Non si possono fare ragionamenti su chi, come, dove, finché non si avranno gli esiti dell'autopsia. Il criminologo Massimo Picozzi sgombra il campo da tutte le «parole in libertà» che in questi giorni si sono sprecate sui giornali e nei salotti tv.

Non si possono fare ragionamenti su chi, come, dove, finché non si avranno gli esiti dell'autopsia. Il criminologo Massimo Picozzi sgombra il campo da tutte le «parole in libertà» che in questi giorni si sono sprecate sui giornali e nei salotti tv. Nella ridda di ipotesi e indiscrezioni circolate finora, cerchiamo di fare chiarezza. In un'intervista pubblicata oggi su L'Eco, Picozzi spiega anzitutto come si procede per risalire a un profilo del killer.

«Si parte da tre elementi: l'analisi della vittima, le tracce sulla scena del crimine e il confronto con casi precedenti. Se Yara è stata strangolata si riscontrerà la frattura dell'osso ioide, ma se è stata soffocata, premendole le mani sulla bocca, dopo tutto questo tempo i segni non ci saranno più. Anche il momento della morte sarà difficile da stabilire. Le indicazioni potrà darle il terreno, e non è un caso che la dottoressa Cattaneo si sia mossa con un'équipe di botanici, archeologi ed entomologi. Se Yara avesse sotto le unghie il terriccio del campo di Chignolo, significherebbe che è stata uccisa lì. Altrimenti potrebbe essere stata uccisa in un altro posto e poi trasportata a Chignolo. É importante per questo stabilire se c'è sangue nel terreno, e in che quantità. Se ci sono ferite sul corpo, è fondamentale sapere se sono state provocate da un coltello da cucina o da un coltellino svizzero. Questi particolari cambiano tutto il quadro dell'omicidio».

Quanto al materiale trovato sotto le unghie di Yara, potrà dare risposte importanti come quella del dna. Picozzi afferma che il delitto potrebbe essere stato compiuto solo da un assassino e a proposito delle indicazioni dei cani aggiunge: «Se portano al cantiere, vuol dire che Yara ci è arrivata o è stata scaricata lì»

Leggi l'intervista integrale su L'Eco di Bergamo del 9 marzo

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