Dopo il 13 febbraio il 13 marzo
Le donne tornano in piazza

«Se non ora quando», atto secondo. Dopo la manifestazione del 13 febbraio scorso che ha portato in piazza 2 mila donne a Bergamo e 1 milione in Italia, domenica 13 marzo si tenta il bis.

«Se non ora quando», atto secondo. Dopo la manifestazione del 13 febbraio scorso che ha portato in piazza 2 mila donne a Bergamo e 1 milione in Italia, domenica 13 marzo si tenta il bis. Il movimento autorganizzatosi con un tam tam via internet contro il modello femminile del «Rubygate» ripropone a tutte (e tutti) di tornare a dire la propria, il 13 marzo in via XX Settembre, dalle 10 alle 12. Stesso posto, stessa ora per rilanciare il messaggio di un mese fa: «Se l'Italia non è un Paese per donne, noi vogliamo che lo sia».

L'invito è a portare un fiocco rosa. «Ci saranno tanti fili – spiegano le organizzatrici, trasversali a diverse associazioni – dove verranno appesi i fiocchi rosa, per dare corpo alla presenza e alle idee di donne e di uomini che non trovano spazio nelle tristi cronache di questi mesi. Si potranno "appendere" anche messaggi per esprimere quello che, secondo chi partecipa, non va, cosa serve all'Italia, cosa fanno le donne». Un 8 marzo differito per la «[email protected]» che dichiara «di voler riprendere la città e la vita pubblica, liberandola dalla corruzione, dall'ipocrisia, dal familismo e dall'omofobia». Partendo da alcuni dati generali: «Le donne sono il 60% dei laureati, ma solo il 46% di chi lavora. Sono il 42% dei magistrati, il 32% dei medici, il 42% degli avvocati, il 30% degli imprenditori ma guadagnano, in media, il 20% in meno degli uomini a parità di lavoro. In Italia (tra gli ultimi Paesi europei) solo il 21% dei deputati e il 19% dei senatori è donna. Nel governo ci sono solo 5 ministre, di cui 3 senza portafoglio. Nei Cda delle società quotate in borsa la presenza femminile è solo del 3% (in Norvegia è pari al 42%). Il 68% delle donne tra i 20 e i 49 anni ha un'occupazione se non ha figli, il 60% se ha un figlio, il 54% se ha due figli. Il 40% delle donne sotto i 40 anni (e il 55% di quelle sotto i 30 anni) non può fruire delle tutele sulla maternità previste dalla legge perché non ha un lavoro a tempo indeterminato».

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