Le accuse contro Doni e l'Atalanta
un «giallo» ancora tutto da chiarire

La posizione dell'Atalanta e di Cristiano Doni nella bufera del calcioscommesse è ancora tutta da decifrare. Un inquirente: «Nuovi elementi contro società e capitano». Ma dalla Procura: «Confermate le contestazioni dell'ordinanza».

La posizione dell'Atalanta e di Cristiano Doni si sono aggravate dopo le dichiarazioni rese al gip da Massimo Erodiani, Gianfranco Parlato e Marco Pirani, tre delle figure attorno a cui - per l'accusa - ruoterebbe il giro di scommesse e partite taroccate su cui sta indagando la Procura di Cremona. È questa la notizia che ha preso a circolare negli ultimi giorni, amplificata dai media contro cui la Bergamo nerazzurra è scesa in guerra, molto indignata.

C'è però del vero. Anche se sono due le interpretazioni che in questo caso si possono attribuire all'aggettivo «aggravato». Uno degli inquirenti spiega che la posizione si è fatta più critica perché Erodiani, Parlato e Pirani, con le loro ammissioni, sono andati a confermare, e dunque a rafforzare, le accuse della Procura nei confronti del capitano e della squadra nerazzurra.

Contestazioni scritte nelle ordinanze di custodia cautelare, che vogliono la società implicata nei presunti accordi per il pari col Padova (l'1-1 del 26/3/11) e Doni «coinvolto pesantemente da chi parla al telefono». È la posizione meno compromettente. Perché la combine col Padova è tutta da dimostrare e perché, a riguardo del fantasista, lo stesso gip Salvini scrive che «mancano telefonate in cui sia lui di persona a svolgere conversazioni illecite». Tant'è che per lui non sono state chieste misure cautelari.

Ma c'è la seconda versione, che circola insistentemente tra chi bazzica la Procura cremonese. E cioè, che Erodiani, Parlato e Pirani siano andati oltre, elencando situazioni e dettagli su Doni e l'Atalanta che vanno a sommarsi a quelle già contenute nelle ordinanze. Elementi su cui sta cercando di far luce la squadra mobile.

Certo, anche in questo caso gli inquirenti invocano il beneficio del dubbio: perché quanto raccontato dai tre è ancora tutto da verificare.

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