Affittopoli, per la casa più grande
aveva inventato una famiglia

Viveva da single in un alloggio comunale di un centinaio di metri quadrati, dopo aver partorito - ma solo sulla carta - un nucleo familiare piuttosto nutrito. Ecco uno dei presunti furbetti dell'appartamentino spuntati dall'inchiesta sull'Affittopoli bergamasca. Commenta lo scandalo.

Viveva da single in un alloggio comunale di un centinaio di metri quadrati, dopo aver partorito - ma solo sulla carta - un nucleo familiare piuttosto nutrito. Ecco uno dei presunti furbetti dell'appartamentino smascherati dall'indagine del pm Giancarlo Mancusi sull'Affittopoli bergamasca. L'uomo, secondo le contestazioni, era ricorso all'anagrafe creativa contando sul fatto che tanto nessuno si sarebbe premurato di analizzare la documentazione.

Sfruttando il meccanismo delle assegnazioni in deroga, che in alcuni casi - per l'accusa - veniva utilizzato per piazzare parenti, amici e amici degli amici, lo scapolo, già inquilino in una casa a canone agevolato, era riuscito a ottenere il trasferimento in un'abitazione più spaziosa. Da quanto accertato dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Bergamo, gli sarebbe bastata un'autocertificazione in cui risultava avere a carico una famiglia numerosa per vedersi assegnati tutti quei metri quadri.

La piaga dello scandalo scoppiato in Comune sarebbero i mancati controlli delle motivazioni necessarie per finire nelle liste in deroga (che godevano della precedenza perché in teoria dovevano ospitare i casi più urgenti e disperati). Le carte dell'inchiesta raccontano di decine di alloggi affittati a chi non ne aveva i requisiti e che avrebbe ciurlato nel manico con l'appoggio di qualche dipendente di Palafrizzoni. Tra gli stratagemmi più utilizzati, stando al pm, c'era lo sfratto simulato: raccontando (sì, secondo l'accusa, a qualche raccomandato bastava la parola) di essere stato sbattuto fuori casa, qualcuno entrava di diritto nella graduatoria in deroga che, in pratica, corrispondeva al pianerottolo della nuova abitazione, vista la matematica certezza dell'assegnazione che comportava la corsia riservata alle situazioni più delicate. Ma c'era anche gente che la domanda per accedere alla lista non la presentava neppure, sfruttando le pieghe del regolamento regionale che garantiscono un tetto provvisorio, senza procedure burocratiche, a chi si trova a perdere la casa improvvisamente (un esempio è l'inagibilità dopo gli incendi). Solo che, per il pm, i furbetti dell'appartamentino trasformavano spesso l'alloggio in residenza definitiva.

Gli inquirenti sono al lavoro per individuare tutte le assegnazioni irregolari (per ora ne sono emerse decine) in un mare cartaceo che sfiora le tremila pratiche. L'indagine, iniziata ai primi del 2011, si limita a prendere in considerazione i 5 anni che vanno dal 2006 al 2010: andare troppo indietro nel tempo, oltre a ingolfare l'inchiesta, rischierebbe di farla cozzare contro la prescrizione. Gli inquilini favoriti in questa Affittopoli potrebbero finire indagati per concorso in truffa aggravata ai danni dello Stato o per abuso d'ufficio, i due reati a vario titolo contestati alle tre persone finora iscritte a modello 21: Sonia Rigoletto, all'epoca dei fatti responsabile dell'Ufficio alloggi del Comune; Daniele Lussana, ex commissario aggiunto della polizia locale; Gianluca Della Mea, funzionario di Palafrizzoni ora distaccato al Comune di Castelli Calepio.

Il coté di reati potrebbe però fare un salto di qualità, qualora il pm Mancusi accertasse la veridicità delle segnalazioni arrivate allo sportello sociale della Cgil. Dove s'era presentata gente a raccontare che, per guadagnare posizioni nelle liste d'attesa degli alloggi comunali, erano necessari regali. Fosse vero, oscilleremmo fra corruzione e concussione: ossia, in piena palude tangenti.

Stefano Serpellini

© RIPRODUZIONE RISERVATA