Tavernola, si «stoppa» la frana
Lavori in ritardo di 6-8 mesi

Il 22 novembre di due anni fa 7.000 metri cubi di roccia caddero dall'ex miniera Ognoli di Tavernola. Invasero la strada e minacciarono il piazzale del cementificio Sacci. Il grosso dei lavori arriva adesso ed è in ritardo di 6/8 mesi sulla tabella di marcia.

Il 22 novembre di due anni fa 7.000 metri cubi di roccia caddero dall'ex miniera Ognoli di Tavernola. Invasero la strada, la bretella che da Vigolo e Parzanica scende a Cambianica e poi in centro a Tavernola: minacciarono il piazzale del cementificio Sacci, che avviò l'intervento di sgombero dei macigni sulla bretella di Cambianica.

Il grosso dei lavori per «cucire» una porzione instabile - circa 20.000 metri cubi di rocce - a quella stabile della montagna, arriva adesso ed è in ritardo di 6/8 mesi sulla tabella di marcia prevista per la riapertura della strada.

Il grosso è un progetto milionario, affidato da Sacci a uno studio legato al Politecnico di Torino tra i più titolati per la gestione delle frane di roccia, chiamato a intervenire per stabilizzare quello che il dirigente regionale per le attività minerarie, Domenico Savoca, definisce «uno dei fronti più monitorati al mondo».

Siamo tra le località Pinnacoli e Le Squadre, alle spalle della Sacci: per gran parte del '900 in quella porzione di montagna si cava la pietra, che viene frantumata e diventa cemento.

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