Rogo del treno, preso l'incendiario
Era in una comunità nel Pavese

Si era rifugiato in una comunità di recupero a Valle Lomellina (Pavia), pochi giorni dopo il rogo alla stazione, e lì è rimasto fino a venerdì 13 luglio, quando gli agenti della Digos lo hanno rintracciato e arrestato in esecuzione di ordinanza di custodia in carcere.

Si era rifugiato in una comunità di recupero a Valle Lomellina, in provincia di Pavia, pochi giorni dopo il rogo alla stazione, e lì è rimasto fino a venerdì, quando gli agenti della Digos lo hanno rintracciato e arrestato in esecuzione di ordinanza di custodia in carcere.

Michele Rossi, 41 anni, bergamasco senza fissa dimora, con problemi di alcolismo, è stato arrestato venerdì pomeriggio nel Pavese, con l'accusa di aver appiccato il fuoco che, nella notte tra il 13 e il 14 giugno alla stazione ferroviaria di Bergamo, ha devastato cinque carrozze di un treno di Trenord.

Poche ore dopo è stato portato nel carcere di Bergamo e lunedì 16 luglio, assistito dall'avvocato d'ufficio Fabio Marongiu, sarà interrogato in via Gleno dal giudice per le indagini preliminari Giovanni Petillo, che giovedì ha firmato l'ordinanza di custodia chiesta dal procuratore aggiunto Massimo Meroni, coordinatore dell'inchiesta.

Davanti al gip, durante l'interrogatorio di garanzia, il quarantunenne avrà la possibilità di dare la sua versione dei fatti: certo è che gli inquirenti si dicono sicuri che il responsabile dell'incendio sia lui. Tra i punti ancora da chiarire e in attesa di risposta, proprio il movente del gesto.

Difficile sciogliere il dubbio su cosa lo avrebbe spinto a incendiare il treno: tra le ipotesi prese in considerazione una ripicca magari contro i vigilantes messi in campo da Trenord, accompagnati dai cani Dogo argentini durante le ronde notturne, con l'obiettivo di tenere lontani barboni e senza tetto dai treni in sosta e impedire loro di usarli come dormitori; altra ipotesi, ma più defilata, quella di una sorta di risposta al cosiddetto «racket del posto letto», magari per un rifiuto patito e una notte all'addiaccio di troppo.

Oppure, ancora, a provocare l'incendio potrebbe essere stato il pericoloso mix di stato di alterazione del quarantunenne, un accendino e dell'alcol, così come non può essere escluso che l'obiettivo fosse solo di danneggiare qualche sedile e che la situazione sia poi degenerata fino a coinvolgere in modo inarrestabile prima una carrozza e poi tutto il treno, provocandone la distruzione totale, con danni stimati attorno al milione di euro.

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