Saffioti dopo l'arresto di Zambetti
«Segnale forte o si torni a votare»

«Sono sconvolto»: questa la reazione di Carlo Saffioti (Il Popolo della Libertà) alla notizia dell'arresto dell'assessore regionale Domenico Zambetti. «L'accusa è gravissima, gravissima. Confesso che essere in questo momento nel "palazzo" è davvero mortificante».

«Sono sconvolto»: questa la reazione di Carlo Saffioti (Il Popolo della Libertà) alla notizia dell'arresto dell'assessore regionale Domenico Zambetti. «L'accusa è gravissima, gravissima. Confesso che essere in questo momento nel “palazzo” è davvero mortificante», dice il vicepresidente del Consiglio Regionale, che evidenzia la necessità di dare una risposta razionale.

«Se da una parte - argomenta - sono fuori posto le dichiarazioni scomposte dei corvacci che fanno uso di slogan populistici a proprio vantaggio, dall'altra non posso condividere l'atteggiamento di chi fa quasi finta che non sia successo nulla».

Saffioti ci tiene però a fare dei distinguo: «Siamo ben lontani da quanto accaduto in Lazio per quel che riguarda il Consiglio Regionale - afferma -. Inoltre, le scelte politiche della Regione hanno garantito efficienza e stabilità alla Lombardia, che si caratterizza per un buon governo che per molti altri dovrebbe costituire un modello». «Però - aggiunge Saffioti - già negli scorsi mesi si era evidenziata la necessità di un rilancio del programma e di una modifica nella gestione».

«Lo sconcerto dell'opinione pubblica è ben maggiore di quanto possiamo cogliere in questo momento, bisogna dare risposte ai cittadini per evitare il rischio concreto di una rottura insanabile con le istituzioni: i forconi sono vicini», sostiene.

Saffioti lancia quindi una sfida inequivocabile: «O si dà un segnale fortissimo cambiando il metodo di governo, si rinnovano le persone e si rompe con l'attuale sistema egemonico di gestione per valorizzare le buone scelte legislative che sono state fatte, oppure è meglio tornare a votare. Una crisi oggi sarebbe una iattura per i cittadini, ma può essere evitata solo a condizione di un cambiamento forte».

Cosa che vale, secondo il vicepresidente, anche per il Pdl: «Dopo i casi di Fiorito, di Reggio Calabria e oggi di Zambetti, se il partito vuole sperare di avere un futuro deve liberarsi di personaggi incapaci e disonesti: ci vuole una pulizia profonda, anche per dare ai cittadini la rassicurazione che esistono tante persone perbene che nonostante tutto si impegnano con passione per portare avanti i principi di libertà e buon governo in cui crede ancora oggi la maggior parte della gente».

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