Scontrini non emessi, la Gdf:
«Piccola attività più predisposta»

Centotrentadue esercizi commerciali che non emettono lo scontrino, su 220 controllati nell'arco di una giornata: il peso specifico delle irregolarità è del 60 per cento. Numeri che spaventano e che vengono spiegati  dal colonnello Giovanni De Roma.

Centotrentadue esercizi commerciali che non emettono lo scontrino, su 220 controllati nell'arco di una giornata di blitz in stile Cortina: il peso specifico delle irregolarità è del 60 per cento. Numeri che spaventano, quelli diffusi dalla Guardia di Finanza di Bergamo dopo il maxi controllo effettuato sabato da ben 120 militari in città e provincia. Lo commenta il comandante provinciale delle Fiamme Gialle, colonnello Giovanni De Roma. «La media dei controlli di routine effettuati durante l'anno è più bassa, del 31-32 per cento di irregolarità, dunque lo scontrino non viene emesso circa in un caso su tre - spiega -. I controlli effettuati su tutto l'arco dell'anno riguardano tutte le categorie produttive, per esempio anche gli esercizi della grande distribuzione: è molto difficile, per quanto riguarda gli operatori di queste categorie, che commettano irregolarità. L'emissione dello scontrino fiscale, infatti, diventa per la grossa catena commerciale anche uno strumento di controllo della propria contabilità interna e dei propri dipendenti. Verifiche "di massa" come quelle di sabato, invece, vengono pianificate nel dettaglio e vanno ad interessare alcune specifiche categorie di esercenti dove è più alta la possibilità di riscontrare irregolarità».

Alcune attività possono essere definite «recidive» e ora rischiano la sospensione dell'attività. «Sappiamo quali sono le categorie più predisposte a commettere infrazioni. Ma i controlli hanno riguardato una vasta gamma di esercizi: bar, parrucchieri, le sartorie, i parcheggi pubblici, gli alimentari, i negozi di abbigliamento - spiega il colonnello Giovanni De Roma -. La piccola attività è più predisposta, perché chi sta alla cassa è anche titolare dell'azienda».

Per saperne di più e leggere l'intervista integralmente leggi L'Eco di Bergamo del 22 ottobre

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