Palpeggiamenti alla festa leghista
Militante audace va a processo

L'episodio a luci rosse alla festa delle camicie verdi è costato un rinvio a giudizio per violenza sessuale a un militante leghista. Il fatto sarebbe accaduto, secondo l'accusa, il giorno della Befana di quattro anni fa, sotto la tensostruttura, nel reparto cucine.

L'episodio a luci rosse alla festa delle camicie verdi è costato un rinvio a giudizio per violenza sessuale a un militante leghista. Il fatto sarebbe accaduto, secondo l'accusa, il giorno della Befana di quattro anni fa, sotto la tensostruttura che ospitava la manifestazione organizzata dai volontari padani della Lega Nord.

Il luogo preciso del presunto misfatto: il reparto cucine, dove addetti e addette erano alle prese con polenta e salamelle. Il corpo del presunto reato: quello di una militante all'epoca quarantaseienne. È a lei, per il pm, che rivolge le sue attenzioni un cinquantottenne (all'epoca) residente in città.

I due si sono conosciuti una decina di giorni prima, proprio durante gli incontri per organizzare la manifestazione. Per lui dev'essere scattato il colpo di fulmine, per lei invece no. Fatto sta che il 6 gennaio 2008, mentre la donna era impegnata nel reparto cucina, il cinquantottenne - secondo le contestazioni - le si sarebbe avvicinato dichiarando di essere molto attratto da lei.

La donna è smarrita, lui - se si dimostreranno vere le accuse - in preda a focosa passione. L'uomo non si cura del fatto che lì, tra lo sfrigolio dei fritti e il fumo degli «strinù», ci sia anche altra gente. Allunga le mani, tocca seno e parti intime della militante (sempre secondo le contestazioni). Lei si ritrae, chiede spiegazioni.

Il leghista s'accorge che pure gli altri forse si sono accorti. Così desiste e s'allontana. Finita lì? Macché. La donna si sente vittima di un grave episodio e presenta denuncia ai carabinieri.

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