La società ha finanziato i politici
A Brescia indagata, a Monza no

Quarantamila euro di contributi elettorali all'associazione «Fare Metropoli» di Filippo Penati (Pd) e, nello stesso periodo, altri 20 mila al «Comitato pro Franco Nicoli Cristiani». Finanziamento illecito ai partiti? Sì, secondo i pm di Brescia.

Quarantamila euro di contributi elettorali all'associazione «Fare Metropoli» di Filippo Penati (Pd) e, nello stesso periodo, altri 20 mila al «Comitato pro Franco Nicoli Cristiani» (il politico Pdl nei guai per corruzione). Sono i soldi versati da società del Gruppo Percassi a soggetti politici, su cui due procure (quella di Brescia e quella di Monza) in tempi diversi – e con esiti differenti – hanno voluto compiere approfondimenti.

Finanziamento illecito ai partiti? Sì, secondo i pm di Brescia, che per il caso del denaro versato a favore di Nicoli Cristiani hanno iscritto nel registro degli indagati Giacomo Torriani, 58 anni, di Covo, amministratore unico della Stilo Retail Srl, società del gruppo Percassi (un atto dovuto quello nei suoi confronti, vista la carica societaria ricoperta).

Il manager della Bassa è accusato di violazione delle leggi sul finanziamento ai partiti, perché, sebbene i contributi pro Nicoli fossero stati iscritti a bilancio dalla società, non erano stati deliberati dall'organo societario ritenuto competente (l'assemblea dei soci, secondo i pm). Inoltre, mancherebbe agli atti una nota integrativa «tale da evidenziare la natura di contributo a soggetto politico».

A Monza l'inchiesta Penati è approdata alle richieste di rinvio a giudizio formulate dai pm per 22 indagati, tra cui non figura alcun nome riconducibile al gruppo Percassi.

«Questa è la dimostrazione – sostiene l'avvocato Roberto Bruni, legale del gruppo bergamasco – di come si possano interpretare diversamente due vicende analoghe. Ad ogni modo, secondo noi non sussiste alcun illecito neppure per quanto riguarda i contributi a Nicoli Cristiani, così come, per quanto ne sappiamo ad oggi, non è stato ravvisato per quelli a Penati. Si tratta di una questione formale. A nostro parere non era necessaria la delibera dell'assemblea dei soci, ma bastava la decisione dell'amministratore unico».

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