Raimondi davanti al procuratore:
«Tutte spese lecite e rimborsabili»

Le spese per quelle numerose cene, per i vari prodotti tecnologici e per i soggiorni in hotel rientravano tutte, a detta di Marcello Raimondi, nei rimborsi che lui poteva ottenere lecitamente come consigliere del Pirellone, in base alla legge regionale e alle attività del suo mandato.

Le spese per quelle numerose cene, per i vari prodotti tecnologici e per i soggiorni in hotel rientravano tutte, a detta di Marcello Raimondi, nei rimborsi che lui poteva ottenere lecitamente come consigliere del Pirellone, in base alla legge regionale e alle attività del suo mandato.

Così si è difeso, da quanto si è saputo, per circa due ore l'esponente bergamasco del Pdl, interrogato ieri dal procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo, titolare dell'inchiesta sulle presunte spese «pazze» in Consiglio regionale, che vede una quarantina di indagati per peculato. «Ho fornito chiarimenti su tutto ciò che mi è stato chiesto», ha spiegato l'ex assessore regionale all'Ambiente Raimondi, ai cronisti, mentre lasciava i corridoi della Procura dopo l'interrogatorio, accompagnato dal suo legale, l'avvocato Salvatore Stivala, e all'apparenza sereno e per nulla preoccupato.

I pm gli hanno fatto domande su grossa parte di quelle spese, per un totale di oltre 69 mila euro tra il 2008 e il 2012, elencate nelle 37 pagine di invito a comparire che gli è stato notificato venerdì scorso. Tanti rifornimenti di benzina e diesel rimborsati, e poi decine di ricariche telefoniche, ma soprattutto pranzi e cene, tutto con soldi pubblici assegnati da una legge regionale del 1972 ad ogni gruppo consiliare.

Nei dettagliati resoconti di uscite, compilati dagli uomini del nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza milanese, si legge, tra l'altro, che nel marzo 2008 Raimondi avrebbe comprato in pochi giorni una macchina fotografica Canon da 520 euro, una telecamera Sony da 219 euro e un computer portatile da 1390 euro. Poi, nell'aprile dello stesso anno, avrebbe pernottato in «camera doppia, uso singola» a Bruxelles spendendo 475 euro. Quindi anche un piccolo acquisto: un dvd da 5,80 euro all'Iper Orio. E un pasto da 250 euro per 10 persone all'Azienda Turistica Marco.

E pure 300 euro, il 22 gennaio 2008, per 19 coperti in un altro agriturismo, 46,90 euro in libri alla «Libreria Fassi srl di Bergamo» e 244 euro per due notti all'Hotel Trieste (in una località non precisata negli atti). Ancora pranzi e cene, tra cui 1260 euro spesi il 26 agosto 2009 per 28 «menù fissi» al ristorante Oberdan. Quindi un grosso acquisto di tecnologia varia il 31 dicembre del 2009 per 3672 euro: notebook, hard-disk, mouse, pen drive, antivirus, risma carta, distruggi documenti, scanner.

E se per il 2010 e il 2011 i pm gli contestano spese per un totale di circa 30 mila euro, i presunti rimborsi illeciti del 2012 per Raimondi - che nei mesi scorsi è finito anche indagato per corruzione nell'inchiesta sulla discarica di Cappella Cantone nel Cremonese – ammontano, invece, a solo 688 euro. L'ex assessore, da quanto si è saputo, ha risposto alle accuse punto per punto, usando una linea difensiva fatta propria anche da altri consiglieri, soprattutto del Pdl. In base alla legislazione regionale e al regolamento contabile del Consiglio del Pirellone, secondo la difesa, un politico poteva spendere quei soldi e poi ottenere i rimborsi assegnati proprio in virtù della normativa ad ogni gruppo consiliare.

La legittimità di quelle uscite di denaro, sempre secondo la difesa, veniva verificata sia dal capogruppo del partito al Pirellone che dall'ufficio di presidenza del Consiglio regionale e in tutti questi anni non sono mai state segnalate anomalie. Per lo stesso capogruppo del Pdl, Paolo Valentini, che ha risposto alle domande dei pm come l'altro consigliere «azzurro» Angelo Giammario, quella dei rimborsi ai consiglieri «è una prassi consolidata» portata avanti per tanti anni. Valentini si è difeso sostenendo, anche lui, che la «marea» di cene che gli vengono imputate servivano per fini «istituzionali».

Tuttavia, ha anche aggiunto di non poter dare assicurazioni «sulla buona condotta di tutti e chi ha sbagliato – ha concluso - ne risponderà». Secondo i pm, però, che nel frattempo stanno lavorando ad altri inviti a comparire sempre per esponenti Pdl e Lega e stanno verificando anche le spese dell'opposizione, il regolamento del Consiglio regionale è stato violato. I consiglieri non avrebbero potuto usare quei soldi per fini personali, come invece sarebbe accaduto. Intanto, la linea degli esponenti del Carroccio è quella di non presentarsi in Procura per gli interrogatori. Stessa scelta fatta dalla pidiellina Nicole Minetti. Sempre per oggi è stato convocato anche l'altro bergamasco Carlo Saffioti (Pdl), vicepresidente del Consiglio regionale.

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