Paghette al Carroccio, ci risiamo
Calderoli: «Già chiarito tutto»

«Senta, a lei non girerebbero gli attributi se, a sei mesi di distanza, tirassero fuori di nuovo la stessa solfa, dopo che l'ha già giustificata con le fatture davanti ai militanti?». A Roberto Calderoli girano decisamente gli attributi.

«Senta, a lei non girerebbero gli attributi se, a sei mesi di distanza, tirassero fuori di nuovo la stessa solfa, dopo che l'ha già giustificata con le fatture davanti ai militanti?». Le lunghe e ripetute mefistofeliche risate con cui Roberto Calderoli infarcisce la telefonata non riescono a nascondere che gli girano gli attributi (nostra versione edulcorata di quella ufficiale), e un sacco.

Il quotidiano «la Repubblica», domenica 6 gennaio, ha parlato di un'inchiesta aperta dalla Procura di Roma sugli usi «allegri» dei fondi a disposizione del gruppo Lega al Senato: 15 milioni di euro nei cinque anni della legislatura appena conclusa.

Manuela Maria Privitera, segretaria del tesoriere del gruppo (il senatore Piergiorgio Stiffoni), avrebbe rivelato stipendi extra al capogruppo Federico Bricolo (oltre al pagamento dell'affitto di 1.250 euro) e ai suoi fedelissimi Lorenzo Bodega, l'ex sindaco di Lecco poi passato al Gruppo misto del Senato, e Sandro Mazzatorta.

Tra i vari bonus, rispunta anche la famosa «paghetta» di duemila euro mensili al senatore bergamasco. Famosa, perché sul cadeau a Calderoli si era già sollevato un gran can can nell'aprile scorso, nel pieno della bufera Belsito, che aveva portato la Lega a fare pulizia a colpi di ramazze e a inaugurare la maroniana stagione 2.0.

«Siamo ancora lì - è il riso amaro di Calderoli -, si vende per nuova una notizia che ho già smentito sei mesi fa, con tanto di fatture, sventolate davanti ai militanti di Alzano (agone al cui giudizio si era rimesso e che l'aveva promosso con l'applausometro) e al congresso federale».

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