Cortenuova, ucciso nel suo bar
L'autopsia mercoledì mattina

Sarà effettuata mercoledì mattina al Papa Giovanni l'autopsia sul corpo di Ahmed Ammerti, il marocchino di 47 anni ucciso da tre colpi di pistola all'addome sparati da tre uomini col passamontagna e armati fino ai denti.

Sarà effettuata mercoledì mattina al Papa Giovanni l'autopsia sul corpo di Ahmed Ammerti, il marocchino di 47 anni ucciso da tre colpi di pistola all'addome sparati da tre uomini col passamontagna e armati fino ai denti. La vittima è il titolare del «Coconut», il bar pizzeria di Cortenuova che la vittima gestiva da anni e dove è avvenuto l'omicidio.

Sono da poco passate le 23,30 di sabato quando nel bar, che sorge nell'isolata località Galeazze, lungo la provinciale che collega Cortenuova con Romano di Lombardia, fanno irruzione i tre uomini armati. All'interno del bar ci sono invece quattro uomini: Ahmed e tre clienti abituali, suoi connazionali. Questi ultimi sono seduti ai tavoli della sala principale a chiacchierare, mentre il quarantasettenne è in una saletta attigua a guardare la televisione.

In pochi attimi la tranquillità del locale si trasforma in un inferno di urla e spari. I tre malviventi entrano dall'ingresso principale del «Coconut»: due hanno già in pugno una pistola calibro 7,65 e un fucile. I clienti del locale non hanno il tempo di capire cosa stia per accadere che si trovano costretti a sdraiarsi pancia in giù a terra, sotto la minaccia del fucile.

Per far capire che non stanno scherzando, il malvivente con il fucile spara una raffica di colpi contro la parete del bar, poi ripunta la canna verso i tre a terra: uno cerca di sollevare il capo, ma l'altro bandito gli schiaccia la testa a terra con lo stivale.

Tutto accade in pochi attimi, giusto quelli che Ahmed, a differenza dei tre clienti che si trovavano più vicini all'ingresso, ha per afferrare il bastone di una scopa, la prima arma di difesa che gli capita sotto mano. Si alza in piedi, ma il malvivente armato di pistola gli è già di fronte. E gli spara da vicino. Uno, due, tre colpi. Due dritti al cuore e il terzo all'addome.

Il marocchino, di corporatura robusta, tenta una disperata fuga: nonostante le ferite, riesce a raggiungere un'uscita secondaria del locale, sul lato destro. Entra nell'androne delle scale della palazzina (che portano anche al primo piano) e si dirige all'esterno. Ma stramazza a terra, cadendo dai tre gradini che separano l'ingresso dell'edificio dal piazzale antistante, dov'è posteggiata la sua Audi A6 blu station wagon: forse Ahmed voleva raggiungere proprio la sua auto, senza rendersi conto di essere ferito così gravemente. Alle 23,35 muore.

E il commando se ne va, forse con un'auto guidata da un complice (la zona è molto isolata), senza rubare nulla.

Per questo e per le modalità del blitz, i carabinieri di Treviglio propendono più per un regolamento di conti o una spedizione punitiva, piuttosto che una rapina finita male. I rilievi dei carabinieri di Treviglio, agli ordini del capitano Antonio Berardi, e del comando provinciale di Bergamo, sono proseguiti fino alle 4 della notte, quando la salma è stata rimossa su disposizione del pm titolare dell'inchiesta, Franco Bettini, giunto nel cuore della notte per un sopralluogo nel locale con gli inquirenti. Con lui anche il comandante provinciale dell'Arma, colonnello Antonio Bandiera. Sequestrati i tre bossoli e interrogati i tre testimoni.

Una pista trapelata domenica potrebbe collegare il blitz omicida di sabato sera a quanto accaduto alcune settimane fa sempre al «Coconut»: quella sera tre rapinatori fecero irruzione nel locale e uno puntò la pistola (forse finta) in faccia proprio al titolare. Il quale reagì, prendendo a bastonate il malvivente che, con i complici, si diede alla fuga.

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