Longuelo, si abbattono i resti
I negozi torneranno agibili

L'edificio di Longuelo «esploso» giovedì per una fuga di gas dovrà essere parzialmente abbattuto. In particolare lo speciale braccio montato su una gru è chiamato ad eliminare quel che è rimasto del tetto e dell'appartamento in cui è avvenuto lo scoppio. Il resto dello stabile non subirà altri interventi.

Il sopralluogo effettuato venerdì mattina allo stabile di via Longuelo 113 dai tecnici del Comune ha stabilito che l'edificio «esploso» alle 5.45 per una fuga di gas dovrà essere parzialmente abbattuto. In particolare lo speciale braccio montato su una gru è chiamato ad eliminare quel che è rimasto del tetto e dell'appartamento in cui è avvenuto lo scoppio. Il resto dello stabile - al momento - non subirà altri interventi.

Tuttavia, se i due negozi posti al piano terra («Oro cash» e «Hair Zero») potranno tornare ad essere agibili a lavori ultimati, non altrettanto si potrà dire per gli altri appartamenti al primo e al secondo piano, che continueranno dunque ad essere inagibili fino adulteriori accertamenti.

Non si sa ancora quando potranno iniziare i lavori di demolizione: il tutto, infatti, dipende da quando si riuscirà a montare sulla gru l'apposito braccio per abbattere cioò che resta del tetto e dell'appartamento. Al più tardi, comunque, dovrebbero iniziare nella giornata di sabato 26 gennaio.

Anche durante i lavori di demolizione, nel tratto di strada interessato dall'incidente, resterà in vigore il senso unico alternato. Inevitabile qualche coda di auto, dovuta sia ai curiosi che rallentano per vedere l'edificio danneggiato dall'esplosione sia al movimenti dei mezzi del cantiere. Non mancano, ovviamente, capannelli di persone che si fermano sull'altro lato della strada per commentare quel che è successo all'alba di giovedì.

Intanto c'è sempre una conduttura del gas della cucina nel mirino degli inquirenti che stanno cercando di far luce sullo scoppio che, nelle prime ore di ieri, ha sventrato l'edificio di Longuelo. La coppia che ci viveva - Enio Gritti, 47 anni, e Marianna Raccagni, 37 - resta in gravi condizioni: entrambi hanno riportato ustioni su gran parte del corpo per le fiamme divampate dopo l'esplosione.

Probabilmente il tubo del gas ha avuto una perdita e, in pochi minuti, il piccolo appartamento al secondo piano della palazzina - che è del 1910, ma è stata ristrutturata in più occasioni - si è saturato di metano. Alle 5,45 la violenta esplosione, dopo l'accensione della luce del bagno da parte della donna, mentre il marito stava armeggiando con delle chiavi inglesi vicino al tubo, probabilmente per tentare di porre rimedio dopo aver sentito odore di metano.

Le pareti dell'appartamento sono state «sparate» verso l'esterno dallo spostamento d'aria: il controsoffitto in legno è caduto e i coniugi sono stati raggiunti dalle fiamme, che hanno avvolto il materasso del letto e altri arredi. Nell'appartamento confinante al loro c'era un ventisettenne armeno, Hrant Harutyunyan, che è rimasto sepolto sotto la parete crollata ma, praticamente illeso, è riuscito a sgattaiolare fuori casa per raggiungere l'abitazione dei suoi vicini e prestare i primi soccorsi.

A dare l'allarme è stato invece Massimo Corsello, di 33 anni: «Ho pensato al terremoto. Poi, quando ho capito cos'era accaduto, ho dato dei secchi d'acqua a Hrant e chiamato i vigili del fuoco».

La palazzina si trova al civico 113 di via Longuelo, allo svincolo con via Perosi: è praticamente l'ultimo edificio che ricade nel territorio comunale di Bergamo, dopodiché si entra nei confini di Curno, a sud, e Mozzo, a nord.

Complessivamente giovedì mattina c'erano nello stabile, oltre ai due feriti gravi, e ai due giovani che hanno prestato i primi soccorsi, anche quattro anziane pensionate - le sorella Ermenegilda e Pierina Angioletti, Irma Perico e Osanna Morelli, quest'ultima residente nell'appartamento sottostante a quello dello scoppio -, accompagnate per precauzione dal 118 all'ospedale Humanitas Gavazzeni, ma subito dimesse.

Enio e Marianna, inizialmente portati dai mezzi del 118 al Papa Giovanni, sono stati trasferiti nei centri per i grandi ustionati di Verona e Padova. Le loro condizioni sono molto serie: hanno riportato ustioni su gran parte del corpo. Entrambi vivono in affitto nell'appartamento di via Longuelo 113 da un anno e mezzo.

Subito dopo il loro arrivo, i vigili del fuoco hanno provveduto a portar fuori dall'edificio i residenti e i feriti, assieme al personale del 118, e a domare le fiamme: la violenta esplosione ha minato in maniera pesante la stabilità dell'edificio di tre piani. Viste le condizioni della palazzina, è stata dichiarata interamente inagibile.

Non potranno far rientro nelle proprie case tutti i residenti e (temporaneamente) i due negozi che si trovano a pianterreno - la parrucchiera «Hair zero» e un «Compro oro» aperto soltanto da due settimane (in precedenza c'era un fruttivendolo che ha poi cessato l'attività). I lavori di abbattimento sono infatti stati decisi per il serio rischio che la porzione di tetto che si trovava sopra l'abitazione teatro dello scoppio possa cedere e cadere: le pareti non esistono infatti più, essendo state distrutte dalla deflagrazione, mentre i pilastri che reggono il tetto sono instabili perché spostati dalla violenza dello scoppio.

Il Comune ha istituito l'unità di crisi locale, come previsto in questi casi dai protocolli: polizia locale e Protezione civile, presenti fin da giovedì all'alba, hanno provveduto a rendere inaccessibile l'edificio dichiarato inagibile dai pompieri e anche il tratto di via Longuelo antistante la palazzina. È stato attivato il senso unico di marcia alternato, regolato da un semaforo: la polizia locale manterrà una pattuglia fissa per evitare congestionamenti della viabilità, trattandosi di una zona piuttosto trafficata.

Giovedì pomeriggio le pensionate che vivevano nello stabile si sono trasferite da alcuni parenti, così come Massimo Corsello. Il ventisettenne armeno e un altro italiano, Luciano Damiano, che ieri non era in casa, sono stati invece presi in carico dal Comune, che ha assegnato a entrambi un alloggio temporaneo al Patronato San Vincenzo.

La polizia sta coordinando l'indagine (titolare il sostituto procuratore di turno, Letizia Ruggeri che ha aperto un fascicolo «modello 45» senza indagati né ipotesi di reato) per chiarire le cause - e le eventuali responsabilità - dello scoppio. La polizia scientifica ha effettuato, assieme ai vigili del fuoco, un sopralluogo all'interno dell'appartamento teatro dell'esplosione. Sembra che la perdita di gas sia partita da un tubo tra il lavandino e il fornello. L'impianto risulterebbe però a norma, con tanto di bocchettone di sfogo dell'aria in cucina.

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