Regione Lombardia: primi attriti
Sarà battaglia per gli assessorati

Roberto Maroni si è preso un giorno di riposo ma da giovedì inizieranno le trattative per la composizione della prima giunta a guida leghista della Regione Lombardia. E la trattativa con l'alleato Pdl non si preannuncia facile sul tema assessorati.

Roberto Maroni si è preso un giorno di riposo ma da giovedì inizieranno le trattative per la composizione della prima giunta a guida leghista della Regione Lombardia. La sera della vittoria, Maroni ha annunciato che Antonio Rossi, olimpionico della canoa, ricoprirà la carica di assessore allo Sport ma sono altri gli assessorati per i quali potrebbero sorgere ostacoli non facilmente superabili.

Se alla Sanità l'accordo potrebbe essere trovato sul nome dell'attuale assessore Mario Melazzini, che nell'ultimo rimpasto della giunta Formigoni ha sostituito Luciano Bresciani, il medico di Umberto Bossi, è molto probabile che ai trasporti il ciellino Raffaele Cattaneo, non sia per niente intenzionato a lasciare ad altri.

Essendo di Varese, è possibile che possa trovare un accordo anche perché ha ottimi rapporti con la Lega per via della nomina in Sea (azienda che gestisce gli aeroporti Linate e Malpensa) di Giuseppe Bonomi, pure lui varesino e di area leghista, in passato assessore ai lavori pubblici nella giunta milanese del Carroccio di Marco Formentini.

Maroni nei giorni scorsi ha spiegato che gli assessori li nominerà in base alle competenze che, se non saranno trovate nel Pdl o nella Lega, saranno cercate all'esterno. Per la cultura, per esempio, è stato fatto il nome di Vittorio Sgarbi. Uno dei nodi da risolvere sarà poi quello della vicepresidenza.

Se nella passata legislatura era stata assegnata al leghista Andrea Gibelli, ora dovrà essere del Pdl. Si parla di Mario Mantovani che, però, essendo coordinatore regionale potrebbe fare il capogruppo. Maroni aveva espresso un gradimento per questo ruolo per Maria Stella Gelmini, eletta al Parlamento. Ci sarà poi da attendere l'opzione di Riccardo De Corato che sembra intenzionato a restare in Consiglio comunale a Milano, rinunciando al posto in Regione.

Una partita importante riguarderà la presidenza del Consiglio. Era del leghista Davide Boni e passata, dopo le indagini della magistratura sul suo conto, ad un altro esponente del Carroccio, Fabrizio Cecchetti che in queste elezioni ha ottenuto moltissime preferenze. Le trattative non riguarderanno solo gli assessorati ma anche i posti strategici in questi anni occupati da uomini vicini all'ex presidente Roberto Formigoni. Scatterà lo spoil-system oppure Maroni troverà un accordo con tecnici e dirigenti di area formigoniana?

Che fine faranno, per esempio il direttore generale Nicola Sanese, e il responsabile della sanità Carlo Lucchina che, tra l'altro, sono indagati dalla magistratura? Poi c'è il ruolo di Roberto Formigoni, intenzionato a rimanere commissario generale dell'Expo, carica che il governo ha assegnato al presidente della Regione come istituzione e non ad personam. In campagna elettorale Maroni ha dichiarato che non reclamerà quella carica ma l'ultima parola spetterà al governo.

Paolo Barbieri

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