«È una malattia, non un vizio
Ma chi gioca alle slot non lo sa»

«Il vero problema è far maturare in chi gioca in maniera compulsiva il fatto che non si tratta di un vizio, quanto piuttosto di una vera patologia, anche grave». Mara Azzi, direttore dell'Asl di Bergamo, è franca nel parlare di ludopatia.

«Il vero problema è far maturare in chi gioca in maniera compulsiva il fatto che non si tratta di un vizio, quanto piuttosto di una vera patologia, anche grave». Mara Azzi, direttore dell'Asl di Bergamo, è franca nel parlare di ludopatia.

«C'è gente che si è giocata lo stipendio, la pensione o, peggio ancora, la casa - sottolinea -, senza essere consapevole di avere una patologia. Tant'è vero che a noi queste persone vengono segnalati spesso da altri servizi magari perché hanno pignorato loro la casa. Solo in un secondo momento viene affrontato il tema della patologia da gioco».

Aggiunge Mara Azzi: «E poi è un po' come per l'alcol e le sigarette: sono legali e vengono vendute dallo Stato, dunque diventa difficile fare battaglie per contrastare qualcosa che è di fatto legale. Tra l'altro i giochi sono anche subdoli perché rendono appetibile un sogno. Il problema di fondo in chi esagera nel gioco è comunque l'assoluta mancanza di consapevolezza di avere una patologia grave».

L'altro lato della medaglia dei locali che ospitano le slot machine è il fatto di finire spesso nel mirino dei ladri. «Furti e rapine sono i reati collegati alle slot machine - sottolinea il questore Dino Finolli -. Non ci risultano, per ora, casi di persone che hanno commesso reati o si sono tolte la vita per aver perso al gioco, anche perché si tratta di fatti difficili da collegare.

La questura viene inoltre spesso interpellata dai sindaci che vorrebbero impedire l'apertura di nuove sale slot: «Su questo la legge nazionale è chiara: servono determinati requisiti per l'apertura di nuove sale, ma non riguardano né le distanze né la locazione, sulle quali puntano invece i sindaci. I requisiti sono chiari: il titolare non deve essere pregiudicato e le sale devono essere facilmente sorvegliabili e accessibili, oltre che avere requisiti di sicurezza e la videosorveglianza. Quando ci sono questi requisiti noi non possiamo evitare un'apertura concessa dai Monopoli. Purtroppo dobbiamo però considerare il fatto che, se aprono tutte queste sale slot, significa che tanta gente ci va a giocare».

L'anno scorso la questura aveva tra l'altro dovuto affrontare il problema di alcuni poliziotti, ora non più in servizio a Bergamo, che giocavano proprio alle slot in servizio: «È stato un fatto interno: ci sono state segnalate anomalie e siamo intervenuti, poi le cose si sono subito raddrizzate. La dipendenza può purtroppo colpire tutti e anche la polizia fa parte della società».

Il fenomeno delle slot machine riguarda anche l'Arma dei carabinieri quando si verificano dei furti: i bar con le slot machine sono infatti tra i principali obiettivi di bande di malviventi spesso piuttosto efferati, che sfondano vetrine con mazze o con automezzi usati come ariete.

«Per contrastare questo tipo di fenomeno è molto importante la prevenzione - spiega il colonnello Antonio Bandiera, comandante provinciale dei carabinieri -. L'anno scorso, per esempio, grazie a queste attività preventive eravamo riusciti a risalire ad alcuni autori di questi colpi. Non a caso incrementiamo le pattuglie proprio per prevenire i furti, perché riteniamo che l'osservazione del territorio da parte nostra sia fondamentale».

Aggiunge Bandiera: «E poi, in termini investigativi, una volta avvenuto il reato, anche la spaccata al bar, dove agiscono due o tre persone, viene affrontata in maniera scientifica, come per fatti più efferati come gli omicidi. Oggi non utilizzare le metodologie scientifiche a disposizione è un errore, affiancandole alle investigazioni classiche».

Fabio Conti


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