Vicino ai ragazzi e agli insegnanti
Per una scuola della società civile

Sabato un incontro al Centro congressi Papa Giovanni XXIII di Bergamo e una iniziativa in città. Occorre stare vicini ai ragazzi ma anche agli insegnanti. Monsignor Vittorio Bonati, delegato vescovile per la Scuola: «Non solo ciò che e statale è pubblico».

Un'occasione di riflessione sull'importanza dell'educazione scolastica e un segno di attenzione e di stima verso tutti coloro che ogni giorno vivono la scuola, il bene comune più prezioso per una società che vuole guardare con speranza e fiducia verso il futuro, nel segno di una comune passione educativa di fronte alle nuove sfide poste dai cambiamenti sociali e culturali.

La Diocesi di Bergamo, insieme con Adasm, Age, Agesc, Aimc, Fidae, Uciim e in collaborazione con l'Ufficio scolastico territoriale di Bergamo, promuove per sabato al Centro congressi Giovanni XXIII il convegno «Stato, Regioni, Province, Comuni e territorio: per una scuola della società civile, a partire dall'infanzia»; al termine si terrà la manifestazione pubblica sul Sentierone sul tema «Nella scuola, una comunità educante».

Il convegno si propone, tra l'altro, l'obiettivo di dare un contributo all'elaborazione di un documento programmatico sui temi dell'autonomia scolastica, della libertà educativa della famiglia, del reclutamento e formazione del personale, del finanziamento delle scuole: il documento sarà il punto di partenza per un confronto con il mondo della scuola e sindacale, con le istituzioni e il territorio.

«La scuola e gli insegnanti - sottolinea monsignor Vittorio Bonati, delegato vescovile per la scuola - possono dare un aiuto determinante per favorire una "vita buona": nella scuola i valori possono affermarsi criticamente nella mente e nel cuore di ciascuno». Per questo, prosegue Bonati, «è importante chiarire l'idea di scuola pubblica: purtroppo si continua a ritenere pubblico solo ciò che è statale. Non è così: è pubblico ciò che è aperto a tutti. Così è anche la scuola paritaria oggi inserita in un sistema formativo integrato». Il delegato vescovile pone l'accento su una «malintesa idea di laicità che vuole negare il pluralismo e le identità: in questo senso sembra affermarsi l'idea che solo la scuola statale sia laica. Al contrario la vera laicità è dare la massima libertà e possibilità di scelta, senza differenze di costi, tra scuole statali o paritarie».

Monsignor Bonati allarga il discorso al tema dell'emergenza educativa: «occorre chiedersi - afferma - quale nuovo patto educativo vogliamo stipulare per i prossimi anni tra docenti, genitori, studenti e riflettere sul modello di scuola da costruire. C'è un'emergenza educativa che riguarda i ragazzi, ma anche il personale docente: occorre stare vicino agli insegnanti, sottolineare il ruolo e il valore sociale della funzione docente che oggi viene spesso svalorizzato».

Il convegno sarà l'occasione per chiedere anche un rinnovato confronto sul tema del finanziamento delle scuole paritarie cattoliche, in particolare dell'infanzia: «Oggi - ricorda monsignor Bonati - le scuole cattoliche dell'infanzia coprono in provincia di Bergamo il 70 per cento delle esigenze. Permane, tuttavia, il pregiudizio culturale che i contributi alle scuole paritarie siano soldi sottratti alla scuola statale, mentre sono un contributo parziale per un servizio pubblico e scelto dai genitori, che costerebbe molto di più allo Stato. Le scuole paritarie rappresentano un risparmio per la spesa pubblica; se fossero costrette a chiudere creerebbero, di certo, alcuni problemi allo Stato. È necessario riflettere sulla necessità di un loro sostegno da parte delle istituzioni pubbliche».

La Chiesa, conclude monsignor Bonati, «ha a cuore tutta la scuola, statale e paritaria. Occorre dialogare con tutti per condividere problemi che sono di tutta la comunità educante. Se vogliamo fare un passo in avanti come Paese dobbiamo elaborare un nuovo progetto di scuola dove anche il "dono" e la "reciprocità" non siano parole strane. Occorre pensare a una nuova organizzazione scolastica in cui l'autonomia sia vera e reale. Non si educa dettando norme, ma dando fiducia ai ragazzi e a chi nella scuola continua a crederci».

Gianluigi Ravasio

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