Le polizze vita dello scomparso?
Anche le sue intestate a Bertola

Forse anche questo è un diabolico disegno dell'architetto, sospetta chi indaga. Forse anche stavolta c'entra quella sorta di agenzia ultimi viaggi a cui avrebbe dato vita Fabio Bertola, 45 anni, titolare di un'immobiliare a Verdellino.

Forse anche questo è un diabolico disegno dell'architetto, sospetta chi indaga. Forse anche stavolta c'entra quella sorta di agenzia ultimi viaggi a cui avrebbe dato vita Fabio Bertola, 45 anni, titolare di un'immobiliare a Verdellino, arrestato giovedì con l'accusa di essere il mandante del delitto di Roberto Puppo.

Perché, come quest'ultimo, anche Michele Maggiore aveva stipulato polizze sulla vita prima della trasferta in Brasile organizzatagli da Bertola. Tre assicurazioni per un totale di circa 500 mila euro. E chi risulta come beneficiario? L'architetto-immobiliarista, sua moglie e una terza persona che gli inquirenti ritengono vicina al professionista.

Si delineano così delle impressionanti coincidenze con il caso Puppo, il 42enne di Osio Sotto attirato a Maceiò col miraggio di un lavoro dopo che aveva firmato polizze «puro rischio morte» per un milione e 150 mila euro e assassinato il 24.11.2010, secondo il pm Carmen Pugliese su disposizione di Bertola.

Anche se Maggiore, nonostante non dia notizie di sé dal 2008, risulta ancora ufficialmente vivo. Pure l'imbianchino di Verdellino, 29 anni, gravitava attorno all'architetto. Secondo i primi accertamenti, pare gli facesse da prestanome in alcune operazioni cartolari.

Maggiore avrebbe però fatto il furbo in alcune occasioni, intascando i soldi che dovevano invece finire a Bertola. È per questo che l'architetto andava dicendo di vantare un credito di 110 mila euro nei confronti dell'imbianchino, la stessa cifra che i carabinieri hanno trovato su un'agenda sequestrata a casa del professionista.

È forse per sanare parte del debito che il ventinovenne accetta la proposta dell'architetto: tre mesi di lavoro per costruire una scuola a Natal, capitale del Rio Grande do Norte. O forse, come confessa ora la signora Clara, «voleva cambiare aria perché aveva paura che facessero qualcosa anche a me».

Leggi di più su L'Eco di domenica 9 giugno

© RIPRODUZIONE RISERVATA