Analisi sul furgone di Bossetti
Si cercano tracce di sangue

Tracce occulte di sangue: è quello che cercheranno di trovare i Ris sulla Volvo V40 e sul furgone di Massimo Bossetti.Eventuali tracce biologiche della vittima sulla sua macchina o sull’autocarro inchioderebbero l’artigiano edile di Mapello.

Tracce occulte di sangue: è quello che cercheranno di trovare i Ris sulla Volvo V40 e sul furgone di Massimo Bossetti.Eventuali tracce biologiche della vittima sulla sua macchina o sull’autocarro inchioderebbero l’artigiano edile di Mapello, finito in cella per l’omicidio di Yara sulla scorta di un elemento schiacciante – la prova del dna – che però da sola non basta a chiarire i tanti punti ancora oscuri della vicenda.

Intanto, è proprio «fare luce» l’obiettivo che si pongono i Ris di Parma, guidati dal colonnello Giampietro Lago. Per farlo useranno proprio una lampada, la «Crimescope», una sorgente di luce a particolare lunghezza d’onda, capace di individuare anche la presenza di eventuali tracce latenti di fluidi biologici, fibre o capelli. E utilizzeranno anche il «luminol», sostanza chimica utilizzata per individuare nello specifico tracce occulte di sangue, anche qualora siano state lavate o rimosse: il «luminol» infatti reagisce alle tracce latenti di sangue assumendo una colorazione blu brillante.

Gli accertamenti non sono ancora cominciati e partiranno probabilmente fra qualche giorno. Occorrerà infatti che il pm Letizia Ruggeri avvisi formalmente le parti in causa: l’indagato, difeso dall’avvocato Silvia Gazzetti, e la famiglia di Yara, assistita dall’avvocato Enrico Pelillo e dal consulente Giorgio Portera, genetista forense ed ex tenente dei Ris. Appare scontato che anche la difesa di Bossetti nominerà un proprio consulente: «Stiamo valutando in queste ore», ha chiarito l’avvocato.

Le indagini proseguono anche sugli altri fronti. In particolare sull’analisi dei tabulati e dei dati delle celle telefoniche relative all’utenza mobile in uso a Massimo Bossetti. L’obiettivo di chi indaga è, da un lato, capire se l’artigiano edile di Mapello e la piccola Yara fossero già venuti in contatto nei giorni precedenti all’omicidio. La presenza del telefonino di Bossetti e quello di Yara agganciati allo stesso ripetitore della telefonia mobile, dimostrerebbe che i due si trovavano, in un determinato giorno e a una determinata ora, nello stessa area (cella) coperta da quell’antenna.

Leggi di più su L’Eco di Bergamo del 24 giugno

© RIPRODUZIONE RISERVATA