Bergamo, i giovani e il lavoro:
disoccupati pochi, manager pochissimi

I giovani sono esclusi dai ruoli dirigenziali nelle imprese bergamasche eppure rappresentano (nella fascia dai 15 ai 24 anni) il 65% degli occupati sempre del mondo delle imprese.

I giovani dirigenti d'impresa? Calati del 20% in cinque anni in Bergamasca. Sono 6.300 gli under 30 con un incarico di guida nelle aziende orobiche: nel 2006 erano 8.000. L'ennesima conferma che l'Italia non è un Paese che punta sui giovani, eppure i giovani sono sempre meno anche se rappresentano il motore più potente per l'innovazione.

È la fotografia tracciata giovedì sera al secondo dei dialoghi con il territorio promossi dalla diocesi in preparazione del convegno sul lavoro in programma il 10 e 11 giugno.

I giovani sono esclusi dai ruoli dirigenziali nelle imprese bergamasche eppure rappresentano (nella fascia dai 15 ai 24 anni) il 65% degli occupati sempre del mondo delle imprese. Un dato confortante perché superiore alla media nazionale, ma da leggere anche in controluce. È dovuto al fatto che in Bergamasca il tasso di abbandono scolastico è ancora più elevato che nel resto del Paese.

Sono molti i laureati in materie umanistiche e le aziende hanno bisogno di professionisti in ambito economico e tecnico. Eppure, sempre secondo i dati, siamo tra le province italiane che ha un numero mediamente più alto di studenti alle scuole tecniche e professionali, rispetto alla media lombarda.

Il tasso di disoccupazione giovanile è più basso della media italiana e regionale: i media hanno più volte richiamato il dato del 26,8% giovani disoccupati in Italia. A Bergamo invece sono l'11,9%. Va anche detto che nel 2007 si aggirava intorno al 9,1% per cui è cresciuto di quasi tre punti percentuali. Più colpiti i maschi: la disoccupazione maschile e giovanile è passata dal 6,1% del 2007 all'11,6% del 2010.


Il tasso di occupazione in generale dei giovani (tra i 15 e i 24 anni) nelle imprese (con lavoro dipendente o autonomo) si aggira intorno al 65% del totale del totale degli occupati. Si tratta di una percentuale più alta della media regionale. Un dato piuttosto alto purtroppo dovuto anche alla percentuale più alta di abbandono scolastico rispetto alle altre province.

Leggi di più su L'Eco in edicola sabato 14 maggio

© RIPRODUZIONE RISERVATA