Bèrghem, la scritta è mini
Scoppia la polemica dei cartelli

Bèrghem in formato mignon scatena la polemica politica. Le opposizioni vanno all’attacco dopo la proposta della commissione toponomastica di restringere la scritta in dialetto sui cartelli turistici all’ingresso della città.

Il segretario provinciale della Lega, Daniele Belotti, lancia la sua frecciata da Facebook: «Ecco un’altra priorità di Gori – sbotta in Facebook Daniele Belotti, segretario provinciale della Lega –. Non ci sono i soldi per niente, ma qualche migliaio di euro per la nuova toponomastica Giorgio Gori li trova. E così dopo i braccioli rimossi dalle panchine per la gioia di balordi stranieri, il tappeto rosso steso per il Ramadan, i clandestini alla Cà Matta, i quattro assessori al servizio degli islamici per trovare un posto per la nuova moschea, ecco l’umiliazione del dialetto! È questo il cambio di passo di Gori? Mei restà fermi...»

«Mi sembra un’assoluta priorità. Molto più importante che mettere mano all’ingresso dall’autostrada per esempio» rimarca Alessandra Gallone, consigliere comunale di Forza Italia. E critiche arrivano anche dalla Lista Tentorio. «Non posso credere che la Giunta Gori spenda i soldi del bilancio comunale per rifare i cartelli Bèrghem con la scritta più piccola. Ma siamo su scherzi a parte? Che senso ha fare una scelta del genere?» rileva il capogruppo Danilo Minuti.

La revisione dei cartelli Bèrghem era stata annunciata dal sindaco, appena insediato a Palazzo Frizzoni , nell’ambito di un piano che punta a mettere ordine nelle indicazioni stradali e turistiche in vista di Expo. «A me francamente non importa nulla della scritta Bèrghem, ma quello che viene subito dopo» replica alle critiche delle opposizioni Nadia Ghisalberti, assessore alla Cultura e turismo.


© RIPRODUZIONE RISERVATA