Bullismo e «baby gang»
Autolinee, è di nuovo allarme

Pizza, Estathé, zainetto. Con una faccia da bambino che dimostra molto meno dei suoi quindici anni se ne sta lì al bar della stazione come se mamma e papà dovessero arrivare da un momento all'altro. Niente papà e niente mamma però.

Pizza, Estathé, zainetto. Con una faccia da bambino che dimostra molto meno dei suoi quindici anni se ne sta lì al bar della stazione come se mamma e papà dovessero arrivare da un momento all'altro. Niente papà e niente mamma però.

Nel giro di mezz'ora saranno i poliziotti, dopo averlo identificato, a caricarlo sulla volante come un delinquente consumato. Non tanto per il piglio degli agenti che fanno il loro dovere senza strafare. A colpire è lui, il ragazzino con lo zainetto e la faccia da bambino: tranquillissimo. Come se non fosse la prima volta. E infatti – dicono i bene informati, quelli che con certi episodi sono costretti a convivere tutti i santi giorni – non lo è.

Un film già visto alle Autolinee, un copione ormai abituale che si ripete in un lunedì di ordinario taccheggio. Questa volta si tratta di un portafogli sparito dalla borsa di una giovane studentessa di Chignolo d'Isola all'uscita da scuola, ma settimana scorsa in ballo c'era un bel mazzetto di biglietti del tram delle valli e prima ancora telefonini, capi firmati, altri borseggi o qualche euro taglieggiato qua e là.

Baby gang? Sempre loro. E sarà anche un modo improprio per definirle, una semplificazione giornalistica, ma la sostanza non cambia: gruppi di ragazzini che, invece di infilare la porta della scuola come i loro coetanei, imboccano quella del supermercato per arraffare ciò che riescono, quella del McDonald's per bivaccare e molestare chi entra, quella della sala d'attesa alla stazione degli autobus per mangiare un pezzo di pizza dopo aver derubato qualche altro giovane.

L'Eco in edicola mercoledì 15 febbraio dedica due pagine a questo problema

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