Calderoli spara sui magistrati:
«Veloci con me e Yara aspetta»

«Auspico la medesima solerzia ed efficienza anche per la risoluzione del caso di Yara Gambirasio, per cui parenti e amici attendono giustizia da quasi tre anni, anche se capisco bene che una frase detta in un comizio sia molto più grave dell’omicidio di un’innocente tredicenne».

«Auspico la medesima solerzia ed efficienza anche per la risoluzione del caso di Yara Gambirasio, per cui parenti e amici attendono giustizia da quasi tre anni, anche se capisco bene che una frase detta in un comizio sia molto più grave dell’omicidio di un’innocente tredicenne».

Roberto Calderoli, esponente della Lega Nord e vicepresidente del Senato, commenta così la richiesta di giudizio immediato nei suoi confronti per le offese al ministro Cécile Kyenge lo scorso 12 luglio alla Festa de Treì. Calderoli è finito indagato per diffamazione aggravata dalla discriminazione razziale e dovrebbe comparire in tribunale a Bergamo il 6 maggio 2014, sempre che non chieda riti alternativi.

Nel frattempo evidenzia: «Mercoledì pomeriggio - dichiara Calderoli all’Ansa - sono stato contattato da L’Eco di Bergamo e dal Corriere edizione Bergamo per un commento sul fatto che il procuratore avesse richiesto al gip il giudizio immediato nei miei riguardi. Trovo sorprendente e curioso l’aver appreso la notizia direttamente dai giornali».

«Ritengo invece sconcertante - aggiunge il vicepresidente del Senato - il fatto che su L’Eco di Bergamo di oggi (ieri per chi legge, ndr) e sul sito del medesimo giornale sia comparsa alle ore 3,19 la notizia che il gip Giovanni Petillo abbia, a tempo di record, accolto la richiesta del pm e fissato il processo per il 6 maggio senza che il diretto interessato né il suo avvocato ne avessero ricevuto comunicazione. Generalmente celerità fa rima con efficienza. Auspico la medesima solerzia ed efficienza anche per la risoluzione del caso di Yara Gambirasio».

© RIPRODUZIONE RISERVATA