Congo, interviene il premier Letta
Speranze per la coppia di Brignano

«È un segnale positivo perché vuol dire che, a livello diplomatico, qualcosa si sta finalmente muovendo. Non facciamoci però prendere dall’entusiasmo: aspettiamo fatti concreti. Ora, comunque, siamo un po’ più speranzosi».

«È un segnale positivo perché vuol dire che, a livello diplomatico, qualcosa si sta finalmente muovendo. Non facciamoci però prendere dall’entusiasmo: aspettiamo fatti concreti. Ora, comunque, siamo un po’ più speranzosi».

Alberto Marioni, di Brignano Gera d’Adda, commenta così la notizia che il premier italiano Enrico Letta prima di Natale ha telefonato al suo omologo del Congo, Matata, per chiedere una soluzione in tempi brevi del caso delle 24 famiglie italiane bloccate da settimane nel Paese africano con i bambini che hanno ottenuto in adozione.

Fra di loro c’è anche il figlio di Marioni, Antonio, che con la moglie Lara si trova a Kinshasa, capitale del Congo, dal 29 ottobre. Insieme a loro c’è il bambino di cinque anni che hanno adottato, ma con il quale non possono tornare nella loro casa di Brignano per iniziare la vita insieme: il motivo è che la direzione generale delle migrazioni del Congo non appone sul passaporto del piccolo il visto di uscita.

Ad Antonio e Lara il loro bambino è stato dato due giorni dopo il loro arrivo a Kinshasa. Da allora tutti e tre vivono in una stanza di albergo. La speranza dei loro familiari era che tornassero per il giorno di Natale. Così non è stato e mercoledì si sono dovuti accontentare di parlarci via Skype.

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