Draghi: «Non prorogheremo lo stato di emergenza. Basta mascherine Ffp2 a scuola»

Il premier a Firenze «L’obiettivo è riaprire tutto presto. Allenteremo l’obbligo del super Green pass soprattutto all’aperto» precisa il presidente del Consiglio.

Lo stato d’emergenza Covid non sarà prorogato oltre il 31 marzo : l’orientamento del governo, nell’aria da qualche giorno, è stato confermato nella serata di mercoledì 22 febbraio dal presidente del Consiglio Mario Draghi, che ha annunciato anzi di avere come obiettivo «riaprire del tutto, al più presto». Dal 1 aprile , dunque, addio alle mascherine all’aperto, alle Ffp2 e alle quarantene nelle scuole, ma anche alla ormai familiare «mappa a colori» della Penisola. L’uso del Green pass invece sarà progressivamente allentato, limitando via via l’obbligo del «rafforzato».

Via le mascherine a scuola

«Il Governo - ha detto Draghi a Firenze, di fronte a una platea di imprenditori che ha accolto le sue parole con un lungo applauso - è consapevole del fatto che la solidità della ripresa dipende prima di tutto dalla capacità di superare le emergenze del momento. La situazione epidemiologica è in forte miglioramento grazie al successo della campagna vaccinale - ha aggiunto - e ci offre margini per rimuovere le restrizioni residue alla vita di cittadini e imprese». Con la fine dello stato d’emergenza, dunque, arriveranno novità, a cominciare dalle scuole: «Resteranno sempre aperte per tutti - ha detto il premier - Saranno infatti eliminate le quarantene da contatto e cesserà l’obbligo delle mascherine Ffp2 in classe ». Sempre da aprile cesserà ovunque l’obbligo delle mascherine all’aperto e «non sarà più in vigore il sistema delle zone colorate».

Obbligo del green pass: cambiano le regole

Rispetto al «foglio verde», però, Draghi ha messo in chiaro che il criterio sarà quello della progressività, a cominciare dall’uso del «super» : «Metteremo gradualmente fine all’obbligo di utilizzo del certificato rafforzato - ha detto - a partire dalle attività all’aperto, tra cui fiere, sport, feste e spettacoli». In ogni caso, ha assicurato il capo del governo, «continueremo a monitorare con attenzione la situazione pandemica, pronti a intervenire in caso di recrudescenze».

I dati nazionali della pandemia

Nel frattempo i numeri parlano di una pressione sempre minore sugli ospedali: i ricoveri sono in discesa da quattro settimane e negli ultimi 7 giorni il calo è stato del 12%. Il quadro emerge innanzitutto dall’ultima rilevazione del Fiaso, la Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere, riferita alla giornata di ieri. Una diminuzione che appare più netta nei reparti ordinari (con un -12,6%); nelle terapie intensive invece si attesta al -3,8%. Anche i dati Agenas aggiornati al 22 febbraio danno conto di un trend positivo: rispetto al giorno precedente, la percentuale di posti letto in intensiva occupata da pazienti con il Covid è scesa di un punto, arrivando al 9%, sotto la soglia di allerta del 10%.

L’occupazione dei reparti di area medica invece è ferma al 20% ma scende in 10 regioni. Risultati frutto, secondo gli esperti, anche dell’allargamento del ’popolò dei vaccinati, sebbene i dati del bollettino quotidiano suggeriscano che la pandemia non è alle spalle: 49.040 i contagi nelle 24 ore (ieri 60.029) e 252 (contro 322) le vittime. Il tasso di positività, che ieri era al 9,9%, è salito al 10,2%. Sono poi 886 i pazienti ricoverati in terapia intensiva, 10 in meno rispetto al giorno prima.

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