Ecco i nuovi furbetti dell’Imu:
coniugi ma residenti in case diverse

Tra moglie e marito l’Imu mette il dito. Alla ricerca di un alleggerimento fiscale pro famiglia sono sempre di più i coniugi che dichiarano di vivere in due diverse residenze, considerate come «prima casa» per «ottimizzare» il carico tributario.

Tra moglie e marito l’Imu mette il dito. Alla ricerca di un alleggerimento fiscale pro famiglia sono sempre di più i coniugi che dichiarano di vivere in due diverse residenze, considerate come «prima casa» per «ottimizzare» il carico tributario.

È un fenomeno non nuovo che però, complice anche la cancellazione dell’Imu sulla prima casa, è ora in decisa crescita. Tanto che il nodo arriva anche nelle aule parlamentari.

«È una patologia di sistema», ha sostenuto il direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera nel corso dell’audizione alla commissione bicamerale sull’anagrafe tributaria.

Befera ha sostenuto che quando c’è una separazione legale il Fisco ha le mani legate. Mentre invece, in assenza di questo atto, il Comune non dovrebbe attribuire una diversa residenza.

È una sorta di patologia fiscale. Le famiglie realizzano così un modello fai da te di tassazione a proprio favore.

Per il «numero uno» delle Entrate è però incomprensibile il comportamento dei Comuni secondo i quali due coniugi sposati possano avere due diverse abitazioni principali. Questa scelta si trasforma in un boomerang per le casse comunali, con la riduzione di gettito che sarebbe dovuto arrivare dalla «seconda casa».

Ma ora, con l’arrivo del nuovo redditometro (riccometro), potrebbe esserci qualche problema in più. I coniugi che abitano in due diverse «prime case» saranno considerati separatamente e quindi l’ammontare del reddito, diviso in due, potrebbe non essere sufficiente a spiegare il tenore di vita, facendo scattare l’accertamento. L’Italia dei furbetti ha scoperto un altro tipo di evasione.

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